lunedì 30 maggio 2011

“Casa Pound”: gli aderenti al PdL prendono le distanze.

Sono diversi mesi che ci domandiamo qual è la linea politica dei consiglieri del PdL a Massa e non ci siamo accorti della loro presenza su molti temi cruciali per la città, anche se, spesso, li leggiamo su questioni di secondo piano che danno loro visibilità sulla stampa.

Durante la tribolata scissione fra PdL e An non hanno dato chiari segnali di appartenenza mantenendo un profilo evasivo e spesso demagogico, fanno “corpo a sé” nel PdL massese, non “fanno squadra” e seguono le direttive dei coordinamenti a corrente alternata, tanto da far pensare ad una nuova corrente a livello locale: il PdL verso la XXVIII Aprile.

L’ultimo colpo a effetto che ci hanno riservato è la promozione del nuovo centro sociale di “Casa Pound”, proprio sabato scorso, pur avendo già dato, precedentemente, adito a polemiche respingendo l’adesione al PdL di Benedetti (proveniente dalle loro file AN) motivando il diniego più con “ruggini” personali (e per l’ingombrante “personalità”) che per veri motivi “di natura politica”, senza dimenticare la lunga “querelle” Caruso – Casalini, i cui echi sono ancora vivi.

Contravvenendo a tutte le regole che gli esponenti politici e le istituzioni avevano sottoscritto, dopo la manifestazione contrapposta fra FN (Forza Nuova) e Carc e ASP, per evitare disagi ai commercianti e concreti rischi d’involuzione del confronto politico; in superba e altera solitudine, questi consiglieri, hanno deciso di appoggiare con grande spiegamento mediatico la sede della “Città Nuova” con tanto di nastro e inno, senza considerare i simboli e le discutibili pose assunte dai membri presenti che nulla hanno a che vedere con la linea liberal - riformista del partito nazionale.

Quali “misteriosi” motivi hanno spinto i consiglieri in questioni ad appoggiare ufficialmente un iniziativa di “Casa Pound”, noto gruppo di estrema destra, presenziando all’inaugurazione del centro sociale “La città Nuova” di Via Ghirlanda?

Non lo sappiamo! Ma una cosa è certa, questa “mossa” chiarisce in modo inequivoco le posizioni e le “simpatie” che nutrono i consiglieri in questione, dalle quali, come appartenenti al partito, prendiamo senza indugio le distanze chiedendo ai coordinatori di far altrettanto prendendo posizione, e i provvedimenti del caso, per “l’increscioso incidente” che ci ha visto indiretti protagonisti oltre a stigmatizzare l’accaduto con una richiesta “ufficiale” di spiegazioni al capogruppo.



Aderente al PdL
Francesco Sinatti





venerdì 27 maggio 2011

Massa : una ASL “pivot”

La consueta conferenza stampa sugli scandali della sanità toscana e sulla ASL di Massa ha avuto sviluppi imprevisti, a questo “giro”: ai 270 milioni di euro accertati se ne aggiungono altri 18, che fanno capo ad altri documenti “ritrovati” in un cassetto, ma alla “storiaccia” del buco di bilancio, “secretato” per anni, si aggiunge qualcosa di ancora più grave, se possibile, l’infiltrazione mafiosa negli appalti di diverse ASL sparse per la Toscana oltre a diverse altre rivelazioni che apprendiamo soltanto oggi.

Nonostante la gravità dei reati adombrati e le fosche prospettive per la ASL n°1 alla fine della conferenza stampa l'inviato del Tirreno riesce a fare uno “scoop” giornalistico di assoluta inconsistenza chiedendo all’On. Barani di spiegare come e perché sia stato nominato dirigente dalla medicina sportiva in Lunigiana e, non contento, ha continuato sottolineare aspetti di assoluta irrilevanza e attinenza al tema trattato in un crescendo di “disinformazione” esilarante.

Un “autogol” in piena regola ed un chiaro il tentativo di richiamare l’attenzione su aspetti marginali e di scarso interesse, considerando la posta in gioco, ma “sa va san dir” questo non è giornalismo lo sappiamo da tempo!

In realtà, la “notizia”, è che il Procuratore della Repubblica (appena insediato) Giubilaro avrebbe chiesto d’integrare l’esposto riguardante l’ospedale unico con l’esplicita richiesta di chiarire e approfondire, in modo circostanziato le ipotesi, di spreco denaro pubblico e i motivi che hanno portato alla scelta del sito di V.le Mattei.

Cosi l’On.Barani non si è limitato a questi aspetti ed ha inoltrato a tutte le procure toscane, oltre che a Roma, al procuratore antimafia A. Grasso e alla corte dei conti, un esposto che riguarda infiltrazioni criminali negli appalti per la sanità di diverse città toscane (PI,LU,PT,PO e MS) che attraverso l'uso dello strumento del “project financing” danno l'opportunità società e persone riconducibili a gruppi criminali d'inserirsi negli appalti della nostra regione.

Non solo, ma risulterebbe che la Regione Toscana abbia riconosciuto una parte di quei 60 ml €, della gestione a stralcio, per un importo di circa 1.182.000 € certificato da Deloitte, Title e da tutta la dirigenza regionale ascoltata dalla commissione d’inchiesta, e che una consistente parte di questa cifra risulterebbe rappresentata da assegni circolari, circa 600.000€, serviti per distrarre una parte della somma sottratta illegalmente con il sistema “degli assegni circolari senza pezza d’appoggio”.

Quindi incredibile, ma vero, sarebbe stato certificato che questi soldi sono stati sottratti in questo modo, non solo, ma risulterebbero firmatari di questi assegni direttori generali e amministrativi di altre ASL toscane, questa rivelazione apre nuovi e inquietanti scenari nella vicenda tanto da far ipotizzare che la ASL di Massa fosse una ASL “pivot” proprio perché priva di credibili scritture contabili e fra le cui pieghe si poteva nascondere di tutto al punto da far pensare ad un vero e proprio “fondo nero”.

Effettivamente alla luce delle ultime rivelazioni dell’On. Barani sembra proprio che Massa fosse considerata una sorta di “terra di nessuno” dove chiunque poteva riscuotere, con questi metodi, cifre altrimenti documentabili presso altre ASL e se cosi non fosse perché mai questi assegni risultano alla firma di altri direttori senza giustificativo?

Nulla si sa sui tempi e sui modi con cui s’intende mettere a freno a questo “scatafascio”, nonostante i mesi passino, non si riesce a dare dei nomi a colpevoli che sono certamente mascherati dalla insistente melina messa in atto dalla Regione e da tutta la dirigenza al completo visti gli sviluppi assunti dall’inchiesta.

Complimenti! Vediamo se riusciamo nell’iperbole di non realizzare l’ospedale unico (stoppandone altri tre) e a “mangiarci” anche quello che abbiamo senza riuscire a trovare un colpevole con un gioco di prestidigitazione degno del mago “Oronzo“.



 
Francesco Sinatti

martedì 24 maggio 2011

“L’acronimo ATI”


In una sezione defilata della cronaca locale, un paio di giorni fa, è apparso un articolo sulle “appena soppresse” Aziende di Promozione Turistica che segnalava un affidamento di 510.000 € (2011-2012) ad una non meglio precisata “ATI” (associazione temporanea d'impresa).

La letteratura politica giornalistica è sempre stata generosa nel forgiare sigle e acronimi che fanno riferimento ai più disparati aspetti della vita pubblica, ma spesso queste sigle nascondono un significato più recondito che, al lettore poco informato, non permette di capire fino in fondo che quello che esce dalla “porta” può rientrare dalla “finestra”.

Infatti, nel caso in specie, si apprende che nonostante la Regione Toscana avesse formalmente decretato la definitiva soppressione delle APT (9 sedi in provincia di Massa Carrara) si è trovato il modo di riproporle con la formula dell’associazione temporanea d’impresa anche detta ATI.

In breve, i vantaggi dei questa formula sono divenuti un modo per assegnare con rapidità, a trattativa privata (quindi discrezionalmente), incarichi, cioè denaro pubblico, che in altro modo avrebbe avuto bisogno di ben altro “iter” e controllo, questa prassi è divenuta rapidamente la più usata, per questo motivo, ogni volta che leggo queste sigle, metto mano alla “pistola”.

In sostanza ci siamo ritrovati finanziati, sotto le spoglie di associazioni, i servizi APT che la Regione aveva appena cancellato per “inefficienza”. Che dire?
Con l’ATI sono stati attribuiti tutta una serie d’incarichi per il PIUSS e per il nuovo regolamento urbanistico (ammesso che questa amministrazione riesca ad adottarlo) che hanno suscitato una coda di polemiche sulle modalità con cui sono stati assegnati.

Siamo sicuri che l’associazione temporanea d’impresa non sia da verificare come “prassi” e strumento per l’attribuzione degli appalti visto il “disinvolto” utilizzo che se ne fa a Massa?

Per quanto mi riguarda l’ATI è una formula giuridica da mettere “sotto stretta sorveglianza” per evitarne l' uso improprio e poco trasparente.


 
Francesco Sinatti



ACRONIMO (dal greco ἄκρον, akron, "estremità" + ὄνομα, onοma, "nome") è un nome formato con le lettere o le sillabe iniziali o finali di determinate parole di una frase o di una definizione, leggibili come se fossero un'unica parola.













































domenica 15 maggio 2011

Operazione “Amen”: le “Jene” nel cimitero di Mirteto

Sono trascorsi un paio d’anni dal “valzer” di arresti fra uomini di fiducia, uomini dell’arma, dipendenti dell’amministrazione e quella che sembrava la solita storia d’incuria legata alla gestione dei servizi cimiteriali si è rivelata, invece, uno scandalo in piena regola con le “Jene” chiamate - ieri, bontà loro - a fare chiarezza su questioni che d’acchito suscitano un istintivo e naturale ribrezzo.

Forte è in città la riprovazione morale e la rabbia per il trattamento riservato ai defunti e i loro corpi che venivano inseriti in una catena di “smontaggio” e incenerimento che permetteva, ai suoi artefici, di lucrare su tutto: dal gas per le cremazioni utilizzato in misura ridotta, per le c.d. cremazioni a freddo, fino al becero e irriguardoso traffico di paramenti funerari (maniglie, crocifissi e bare).

L’inciviltà con cui è stato fatto scempio delle ceneri e di alcune salme, ritrovate ammassate in vere e proprie fosse comuni ricavate nei vialetti del campo santo ed inumate in modo approssimativo, urla vendetta per i 5000 anni di storia dell'umanità (si dice cosi!?) per la quale il culto dei morti, da sempre, misura il grado di  civiltà e rispetto di un popolo per i propri defunti.

A Massa questa elementare regola è stata violata per i traffici più inconfessabili dai profanatori di salme, tutto ciò suscita una sgradevole suggestione che si prova nell’apprendere che cosa succedeva in questi luoghi, anche se, questa, rappresenta solo una “macabra circostanza” di ciò che - puntualmente - accade in queste amministrazioni che continuano a gestire gli appalti realizzando scempi indescrivibili della cosa pubblica oltre che di resti umani.

Le attribuzioni a gara private dei più disparati servizi si sprecano e gli appalti rappresentano la “carne viva” in cui affondare le fauci per accaparrarsi quanti più denari possibili per alimentare le clientele che in città sono diffuse a tutti i livelli e che, di volta in volta, danno origine a inchieste da codice penale; il caso in questione fa particolare scalpore, ma - generalmente - passano (senza troppo clamore) sulle pagine dei giornali che diffondono un informazione edulcorata e senza il crisma dell’inchiesta.

Tutto ciò non è altro che il frutto del “curioso concetto di democrazia” che si respira a Massa, dove - puntualmente - si ripresentano amministrazioni che non hanno alcunché di alterno e differente nella gestione del potere garantendo - al contrario - una perfetta continuità nella gestione della cosa pubblica.
La "pace eterna" non è di questo mondo! Nemmeno al campo santo. 



Francesco Sinatti





sabato 7 maggio 2011

I punti PAAS fanno ancora discutere


Appena si sono abbassati i riflettori sulla “querelle” (sul numero) dei punti ad accesso assistito ai servizi internet (PAAS) in città e la polemica si riaccende sui servizi che dovrebbero erogare in combinato disposto con le associazioni dei consumatori.

Ricordiamo che l’amministrazione con un tempismo eccezionale aveva, solo qualche mese fa, adeguato il numero dei punti PAAS sul territorio portandolo da 3 a 5, come dall’inizio della convenzione, visti i finanziamenti erogati da Comune e Regione.

Il consigliere J. Ferri (PdL) chiese esplicitamente chiarimenti sul numero e sui finanziamenti erogati con un interpellanza in consiglio regionale, ma, ad oggi, nulla si sa circa gli sviluppi della vicenda che ebbe come conseguenza l’accesso agli atti amministrativi riguardanti la gestione dei punti stessi (fino a quel momento).

Fatto sta che, nel silenzio dei media, i tanto sbandierati punti PAAS, nel frattempo, promossi per 5, con “sfarzo” di dichiarazioni e promozione per la città, sono diventati 2 al 31.12. 2010 (gli ultimi) gestiti dalle associazioni ADA e AUSER.

La conferenza stampa rilasciata, in questi giorni, dall’assessore alle nuove tecnologie c’informa sulla “firma di un sedicente protocollo d’intesa” con le associazioni dei consumatori per promuovere all’interno dei PAAS servizi a tutela del cittadino senza costi per l’amministrazione e ad attivazione gratuita per l’utente.

Ma per quale motivo il protocollo d’intesa non risulta ancora firmato fra le associazioni e l’amministrazione? Come mai la stretta collaborazione fra i PAAS ed Acu, Adoc, Federconsumatori, Legaconsumatori e AdiConsum viene promossa senza una formale (sostanziale) adesione al protocollo? Perchè tutta questa fretta?

Le associazioni non hanno confermato la firma del protocollo e i servizi non potranno essere erogati a costo “0” per l’utente perché le associazioni hanno l’obbligo di tesserare coloro che richiedono l’apertura di una pratica, in breve, quanto accaduto ha proprio il sapore di una mossa politica per promuovere l’assessore che mettendo “il carro davanti ai buoi” non spiega come concilierà la “rotazione” delle associazioni nei locali dei PAAS vista la presenza di un ufficio legale ADOC presso il punto di Romagnano.

Siamo sicuri che le altre associazioni accetteranno questa situazione senza che i responsabili di entrambe le parti abbiano espresso un chiaro indirizzo condiviso firmando ufficialmente il protocollo aderendo quindi a siffatta convenzione?



 
Francesco Sinatti