domenica 17 luglio 2016

PERCHÈ LA TURCHIA DI ERDOGAN DEVE RESTARE FUORI DALLA COMUNITÁ EUROPEA


Nel diradarsi delle nebbie del GOLPE, se non fasullo, alla "matriciana", evento da ritenersi atteso, la domanda prevalente è: ERDOGAN era a conoscenza delle trame del GOLPE? Con molta probabilitá si!

Era al corrente di quanto stava accadendo fra le seconde e terze file dei militari, sembra aver gestito la CRISI a suo piacimento, ritrovandosi, dopo dodici ore di presunto colpo di stato, piú forte di quanto non fosse prima, con liste di PROSCRIZIONE immediatamente alla mano: d'insorti e soprattutto di centenaia di giudici ed esponenti di tutte le classi della societá civile.

L'Europa ha bisogno della TURCHIA per evitare che le frontiere siano prese d'assalto dai profughi barattando tutto ció con il mancato rispetto dei diritti umani all'interno del paese. Tuttavia la collocazione, la posizione geopolitica, le dimensioni ed in particolare l'assetto religioso di nazione - "apparentemente" laicamente mussulmana - lasciano parecchi dubbi sul ruolo che giocherá la TURCHIA nella strategia del prossimo futuro del radicalismo islamico (con cui ha giá flirtato in Siria) e piú ambiguamente in politica estera.

Le reazioni delle democrazie occidentali sono state deboli, titubanti, tardive e soprattutto hanno espresso un ovvietá negata dall'evidenza: "....sostengno alle istituzioni democraticamente elette...", un ipocrisia a fronte di quanto sta accadendo nel ex impero ottomano.

Cosa resta di DEMOCRATICO in TURCHIA? Se era rimasto qualche dubbio è stato dissipato dagli ultimi eventi che combinano la repressione con l'attentato all'aeroporto di Instambul (non rivendicato dall'ISIS) per poi giungere, nel momento di massima debolezza del governo ERDOGAN, a dimissionare il primo ministro, seguito dalle scuse alla Russia (per l'abbattimento del jet militare sul confine siriano) e infine la riapertura delle relazioni diplomatiche con Israele.

Immediatamente dopo il GOLPE!

Cronometrico colpo di teatro che rimette in mano il paese ad un  ERDOGAN che, OGGI, ha le mani libere per trasformare la TURCHIA in un REPUBBLICA presidenziale piú prossima ad una DITTATURA Teocratica, direttamente ai confini piú tormentati DELL'EUROPA, cioé in Medio Oriente.

Cosa dobbiamo aspettarci da ERDOGAN?

Di tutto e di piú! Un presidente che gioca con questa sconcertente cinismo su tutti i tavoli della diplomazia internazionale perseguendo una politica autenticamente accentratrice, venata da traffici, corruzzione e RAPPORTI inconfessabili direttamente con l'ISIS, strumentalizando i profughi e l'alleanza NATO per ricattare l'Europa (a suon di miliardi di euro).

Se il presidente turco non è il prototipo del Califfo del 21 secolo, che rilancia il radicalismo islamico fomentandolo con la mano sinistra, mentre tratta con il mondo con la destra: Chi è ERDOGAN?

Francesco Sinatti

lunedì 11 luglio 2016

MASSA: PIANO STRUTTURALE & “i motori” dell’economia Apuana

Da anni si scrive e si parla dell'adozione del nuovo piano strutturale per la città di Massa, per i più, però, resta un concetto dai contenuti astratti e sconosciuti, a dispetto del "tour di presentazione dell'oggetto misterioso" - quartiere per quartiere - da parte dell'ex sindaco.


Il Piano strutturale è, al contrario, un documento decisivo in quanto definisce le linee d’indirizzo e sviluppo che dovrebbero (ri)dare struttura e fisionomia urbanistica ad una città che ormai, da anni, ha perso “la sua identità” a causa dell’abusivismo edilizio (sanato da innumerevoli condoni) e dall’accelerazione di massicci processi edificatori nelle zone a ridosso del mare.


La realizzazione di questo documento (piano strutturale) si è protratta per tutta la legislazione Neri ed è stata ripresa dall’amministrazione Pucci III e infine adottata alla fine della consiliatura. Nonostante la lunghezza dell’iter per l’adozione il Piano lascia parecchi interrogativi aperti a cominciare dal “disegno urbano” privo di chiari assi di sviluppo e una più precisa distribuzione della città rendendola più vivibile valorizzandone i distretti economici.

In assenza di queste indicazioni si comprende come in realtà il lavoro delle due amministrazioni abbia partorito un idea vaga e approssimativa di Piano lasciando aperte tutte le questioni più importanti. A partire dall’asse del lungomare, che dovrebbe essere il biglietto da visita della città con un recupero della vista della marina che rappresenta la vocazione del viale, proseguendo in direzione Carrara, nel finale, riconnettendosi al Water front della Partaccia che dovrebbe fungere da connessione con il futuro porticciolo turistico (che mai verrà realizzato) di cui non si rinviene traccia nel Piano.

Per continuare con l’aeroporto di Cinquale che gli elaborati trattano sommariamente non individuando quest’area come strategica per lo sviluppo dei flussi turistici (nel rispetto dell’ambiente) senza prevedere un potenziamento dell’attività di Protezione Civile.

Infine, la rete viaria, fondamentale elemento di connessione per i flussi interni alla città e per coloro che la raggiungono come turisti, mostra elementi di scarsa integrazione e di palese irrazionalità, come i mancati collegamenti fra la stazione e il centro cittadino, la zona della marina e l’ospedale pediatrico, che risultano tutte destinazioni difficilmente raggiungibili. Questa breve e parziale panoramica di qciò che il Piano avrebbe dovuto esprimere (e razionalizzare) ci fa intendere che anche i “motori economici” (che dovrebbero favorire lo sviluppo della città nel prossimo futuro) non sono stati (ben) identificati dal Piano.

Le misure appena descritte non favoriscono “il turismo” che necessita di una razionale rete di collegamenti e infrastrutture che permettano un miglioramento sostanziale dell’offerta turistico alberghiera tesa a superare il modello della RTA (residenza turistico alberghiera, cha ha favorito solo speculazioni) e proponga strutture ricettive di qualità che ci permettano di competere con un offerta che guardi quantomeno al Mediterraneo, come destinazioni turistiche in concorrenza con la riviera Apuana, per non  parlare di “globalizzazione” in senso stretto.

Nemmeno il motore dell’ “artigianato” sembra essere uno degli obiettivi del Piano, tutto ciò perché la collocazione dell’ospedale Unico di Costa renderà la zona non adatta per questioni di viabilità e di contiguità con la zona industriale che, il Piano, prevede di lasciare inalterata quanto ad estensione e superfici destinate alle attività produttive (una follia vera e propria!)

Dopo quasi 20 anni per giungere all’adozione di un Piano Strutturale una questione resta aperta, oltre a dare una risposta alle aspettative urbanistiche, questo Piano darà una risposta anche alle emergenza economiche e  occupazionali del territorio? Ahimè, No!
 

Francesco Sinatti