lunedì 10 agosto 2015

L'OMBRA DELLA MAFIA SU AUTOTRASPORTI E BONIFICHE


"La Spezia. Sono i camion, gli autoarticolati, le motrici e i container da centinaia di migliaia di euro il nuovo business della ’ndrangheta" sintetizza il secolo XIX subito dopo l'ennesimo arresto "dell'imprenditore" Trusendi. (12.06.2015)

Più appropriatamente quello che sembra essere più che un business un vero e proprio schema per sottrarre al sequestro di beni e denari d'illecita provenienza attraverso operazioni societarie (così definite) infragruppo è descritte dal secolo XIX 07.12.12:

"In particolare, le indagini sono scaturite da complesse attività ispettive di natura fiscale, avviate a partire dal febbraio 2010, hanno interessato 5 società rientranti in un gruppo di imprese, tutte riconducibili al 67enne Riccardo Trusendi ......Le verifiche fiscali, afferma la Finanza, supportate anche da articolate indagini finanziarie..... «hanno permesso di delineare un complesso sistema di gestione dell'attività di trasporto organizzata dall'imprenditore, finalizzato, anche mediante l'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti "infragruppo", a evadere le imposte e a "svuotare" le società in procinto di fallire prima di organizzare il trasferimento all'estero della loro sede» si legge appunto nel comunicato della Finanza".

Il dato rilevante negli sviluppi sulle indagini del "caso Trusendi" 2015 è però  l'accostamento alla ndrangheta, nonostante i ripetuti provvedimenti restrittivi delle libertà personale inflitti al personaggio in questione, al di là dell'evasione fiscale per cifre enormi. L'imprenditore di Arcola sembra essere lo "schermo" attraverso il quale far sfuggire all'estero capitali e beni con operazioni fotocopia.

Secolo XIX La Spezia 23. 05. 2015

"Un tesoro da 2 milioni di euro: camion, rimorchi, auto e pullman turistici e per gite scolastiche. Così, secondo l’Antimafia, la ’ndrangheta ricicla il denaro provento del traffico e dello spaccio di droga, dell’usura e dell’estorsione in provincia della Spezia.....il provvedimento che dispone il sequestro e la confisca di beni riconducibili a Domenico Romeo, nato a Roccaforte del Greco 59 anni fa, residente ad Arcola e ritenuto «personaggio di elevato spessore delinquenziale». L’indiziato, per gli inquirenti «ha ricoperto il ruolo di referente strategico di una ramificazione ligure della ’ndrangheta, i cui vertici risiedono in provincia di Reggio Calabria».

TRUSENDI - ROMEO

Stesso luogo, Arcola, stesso business:i trasporti, che a distanza di cinque anni dall'inizio delle indagini mettono in evidenza una vasta rete di connessioni che ci portano in Africa e Medio Oriente. Il noto imprenditore però sembra sempre rimediare condanne minori nonostante inquietanti analogie con personaggi del calibro di Domenico Romeo, al punto che un quotidiano locale il 3.3.2012 commentando l'ennesimo arresto dell'imprenditore ci segnala:

"....  Trusendi, 67 anni, imprenditore nel settore trasporti di merci su strada, dovrà scontare 11 mesi di reclusione e 9 di arresti per cinque condanne riguardanti favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, bancarotta fraudolenta, impiego di manodopera clandestina, lesioni personali colpose gravi....dovrà inoltre pagare 9mila euro di ammenda.....essere interdetto dai pubblici uffici per cinque anni e, infine, per 10 anni essere interdetto dalla attività imprenditoriali".

La domanda è semplice quanto ovvia il nostro imprenditore, oltre ad essere inseguito dalle procure di mezza Italia, nonostante abbia ricevuto una pena piuttosto modesta per i reati che gli vengono contestati, continua ad impazzare nel settore dei trasporti per cinque lunghissimi anni (2010 - 2015) facendo "dumping" (concorrenza sleale) nel proprio settore, evadendo decine di milioni di euro oltre ad essere sbattuto in prima pagina negli ultimi giorni dal secolo XIX con il seguente titolo:"Nrandgheta, gli affari sospetti del “re dei trasporti" e nessuno si era accorto di niente ad Arcola e dintorni (La Spezia)?


PIAZZALE CITTÀ DI MASSA

Tuttavia autotrasporti e autotrasportatori non sono estranei a vicende di mafia proprio nel nostro territorio e la mente va al "piazzale città di Massa" e a un inchiesta esplosiva che si sgonfiò qualche mese dopo con una misteriosa archiviazione. Ma l'area del piazzale era al centro di una scandalosa vicenda che vedeva l'interramento di rifiuti tossici per costruire la massicciata del piazzale interno al Porto di Marina di Carrara e alla foce del Carrione. Un intervento discutibile e realizzato anche da un personaggio già noto alle cronache della nostra testata: Nazzareno Carullo.

La vicenda però s'intreccia con altre questioni di scottante attualità che riguardano la nostra zona al punto che ci riporta proprio a l'operazione SINBA:
 ".........31 gli arresti disposti dall'Autorità Giudiziaria a seguito dell'inchiesta del NOE e scriveva, sempre “Il Tirreno”:  “1 milione e 200 mila tonnellate di rifiuti, lucrando circa 90 milioni di euro. I reati contestati sono associazione per delinquere, disastro ambientale, peculato, corruzione, turbativa d' asta, abuso d'ufficio, falso, truffa e traffico di rifiuti. Il gruppo agiva tra Toscana del nord e Liguria. C'erano ditte che prendevano l'incarico di bonificare aree inquinate: ...piazzale città di Massa, una grande terrazza sul mare; la ex discarica Imerys, sempre a Massa; fanghi al porto di La Spezia; l'azienda  Cpl di Massa; i rifiuti alluvionali del Comune di Carrara.
Materiale pericoloso che non sarebbe stato trattato o smaltito ma anzi utilizzato per ripristinare altre aree: il piazzale del cimitero di Aulla, lo svincolo autostradale di Viareggio, ma anche lo stesso Piazzale della città di Massa. Le ditte contavano su molti appoggi. (Tre carabinieri di Sarzana (Petrongolo, Ricci, Menchini) e un poliziotto della stradale di Spezia (Sergi) sono finiti in manette. Avrebbero guidato e scortato i trasporti più delicati...”)

La questione è delicatissima e potrebbe riaprire un capitolo vergognoso che la nostra città ha dovuto "digerire" con un archiviazione e l'assoluzione dei personaggi coinvolti, ma vediamo meglio nel dettaglio come andarono le cose:

"...E' il 2005 ed a Massa scatta una maxi inchiesta relativa ai rifiuti. Un inchiesta che, per quanto pubblicamente emerse e per quanto qui ci interessa, coinvolgeva la “LIGURE ASFALTI”. Non da sola, ovviamente. Erano decine e decine gli indagati, per l'esattezza 68. Tra questi, ad esempio, un tecnico dell'ARPAT, BERTOLINI Marco. Scriveva “Il Tirreno”:

"Bertolini dovrà chiarire soprattutto la sua posizione rispetto al cantiere di Colonnata della Ligure Asfalti srl di Sarzana. Secondo gli inquirenti, avrebbe tenuto un comportamento omissivo, nel senso che - sempre secondo l’accusa, che è tutta da dimostrare - non avrebbe proceduto, pur essendo venuto a conoscenza di fatti ritenuti illeciti in merito allo smaltimento dei rifiuti, in particolare lo stoccaggio non autorizzato. Bertolini è l’unico in carcere dell’Arpat, ma sotto inchiesta ci sono anche Renato Iardella e Carlo Righini, oltre che gli ex Gino Camici e Gino Biancardi (questi ultimi due attualmente della Abc Ambiente)”. (Casa della Legalità)


INQUIETANTI ANALOGIE

Le analogie con il caso in questione non finiscono qui e tornano alla ribalta con la recente vicenda della "marmettola" interrata in prossimità di un bed & breakfast di Arcola, al centro della nostra inchiesta:

".......Confindustria non ha mai avuto nessun tipo di rapporto con la Sirmi srl. La nostra marmettola finisce tutta a Cava Fornace, discarica autorizzata al confine con la Versilia».

Così il direttore dell’Associazione industriali di Massa Carrara Andrea Balestri, che a seguito dell’ennesimo scandalo sui rifiuti, definisce i contatti tra imprenditori del marmo e Cava Fornace......la marmettola prelevata dalle segherie della provincia di Massa Carrara finisce tutta nella discarica di Montignoso, gestita dalla Progetto Ambiente, una srl controllata in parte da una municipalizzata del comune di Prato".

Continua: " ...I provvedimenti sono stati eseguiti dai carabinieri del Noe di Firenze in collaborazione con i comandi provinciali di Massa e La Spezia coordinati dalla procura distrettuale antimafia di Genova ....Nell’ambito della stessa operazione sono state eseguite perquisizioni e posti sotto sequestro preventivo circa due ettari di uliveto a Pietralba di Arcola..." come riporta il Tirreno (10.12.2014)

Si da il caso che proprio il sito di stoccaggio della "marmettola" di Cava Fornace, a Montignoso, risulti coinvolto in vicende poco chiare nell'articolo "Accerchiati":

"Nel 2012 la cava di Montignoso riceve la bellezza di 314.020 chili di terre e rocce di scavo provenienti dall’ex cava Bargano, nel comune di Villanova del Sillaro, in provincia di Lodi. Solo per questo motivo chi si interessa di corruzione e infiltrazioni mafiose alza le antenne. Ma proseguiamo. Siamo andati subito a controllare chi ha effettuato i trasporti. Udite, udite: è la FURIA SRL di Fidenza (Parma)! Nel 2013 una indagine sulla Bonifica di Cornigliano (Genova) vede indagati 14 imprenditori. Secondo la Procura la situazione è grave: un cartello di imprenditori ha cercato di spartirsi illecitamente una fetta di appalti a Genova da venti milioni di euro. Fra gli indagati due nomi importanti, due nomi che ricorrono nella nostra inchiesta: Gino Mamone ( Si, si proprio lui, quello segnalato dalla Dia come punta di riferimento ‘ndranghetista in Liguria) e Gino Furia. Ma chi, il titolare della Furia Srl di Fidenza che ha trasportato i materiali tossici da Lodi a Montignoso? Ma allora siamo messi male: siamo circondati! La storia non finisce qui, andremo avanti con il prossimo articolo.

Infatti la storia non finisce qui come potete constatare, ma ciò che desta il maggiore sospetto è la circostanza che vede il sito iscritto in una sospensiva antimafia immediatamente revocata...

"La nostra provincia non ospiterà l’amianto dell’Emilia Romagna, quello derivante dalle macerie di costruzioni e capannoni, anche industriali, devastati dal terremoto del maggio 2012. E' saltato infatti, in maniera clamorosa, il contratto tra la Regione Emilia Romagna e la società Progetto ambiente Apuane spa che gestisce la discarica autorizzata di cava Fornace a Montignoso ....Ed è saltato perché la Prefettura di Massa Carrara ha adottato una “informativa antimafia interdettiva” nei confronti della ditta. Che cosa abbia generato questo parere non sappiamo.......
I fatti della vicenda sono invece raccontati nell’ordinanza numero 4 del 13 gennaio scorso della Regione Emilia Romagna a firma del nuovo presidente Stefano Bonaccini che è anche commissario delegato.......per la ricostruzione...in particolare dello “smaltimento di rifiuti speciali pericolosi costituiti da lastre o materiale di coibentazione contenente amianto”. Per questo il commissario tramite l’agenzia regionale di sviluppo (Intercenter) aggiudicò a seguito di una procedura ad evidenza pubblica, il servizio di smaltimento alla Programma ambiente Apuane spa con sede legale a Montignoso. Il 17 luglio 2014 la Intercenter quindi chiede alla Prefettura di Massa l’accertamento in tema di antimafia della ditta".

Ma in realtà qualcosa nel frattempo è accaduto: "....A fine novembre....Alessandro Canovai, il presidente della municipalizzata pratese dei rifiuti, la Asm (che è socia di Programma Ambiente spa, la società proprietaria della discarica di Montignoso insieme ad altri privati) è stato rinviato a giudizio nell’ambito di una inchiesta della Procura di Catania sul traffico dei rifiuti. L’accusa è di associazione per delinquere alla frode di pubbliche forniture. (Il tirreno 22.02.2015)

A questo punto una domanda è d'obbligo, se il sito funziona ancora che fine ha fatto l'interdittiva antimafia? perché non è stata applicata? Che ruolo ha avuto l'ARPAT (visti i non commendevoli precedenti) chi doveva vigilare? A che livelli amministrativo - istituzionali e soprattuto quanto è estesa la rete mafiosa che si occupa dello smaltimento illegale di rifiuti?

CINQUE STELLE, ARPAL & ARPAT

Le vicende appena descritte lasciano alquanto perplessi rispetto all'utilizzo del sito di smaltimento (rifiuti non pericolosi) di Cava Fornace a Montignoso, in relazione al carico proveniente da Lodi di terre contaminate da "diossina" e non solo. A questo proposito:

"......La relazione di Arpat ci è stata consegnata (Tirreno) dal Movimento 5 Stelle che torna all'attacco sulla questione...:

«Dopo l’interrogazione parlamentare presentata da noi (nell'interrogazione in Parlamento i grillini chiesero al ministro dell’Ambiente se si stesse rispettando in Italia la legge 36/2003 che impone parametri specifici per l'insediamento di discariche all'interno di siti particolari, come quelli carsici), e dopo l'intervento in Senato di Laura Bottici sulla discarica di cava Fornace...nella commissione sulla discarica del 6 marzo, è stato comunicato, con colossale ritardo, che Arpat avrebbe eseguito controlli a cava Fornace. In seguito a questi accertamenti in ambito AIA, effettuati addirittura l'8 ottobre 2013- continuano i grillini- Arpat ha rilevato partite di rifiuti non opportunamente caratterizzate, mancando i parametri per Pcb (policlorobifenili) e diossine. Si tratta di fanghi di dragaggio provenienti dalle operazioni di messa in sicurezza del fosso Fescione – spiega il M5S – , e da terre e rocce conferiti dal cantiere di Camp Derby, bonificato in quanto inquinato da piombo e antimonio». (Il Tirreno 8.3.14)

Ma come stanno veramente le cose allora? Perché lo stesso quotidiano il 26.9.12 riportava le "rassicuranti" risposte di ARPAT:

Quali sono i livelli di diossina registrati sul terreno arrivato dall’ex cava Bargano?

«I dati relativi diossine e furani risultanti dai rapporti di prova, come calcolati dall’Arpa Lombardia sui due campioni presi in esame – spiega l’Arpat – risultano pari a 149,94 e 156,29 Te ng/kg secco, dove “te” sta per tossicità equivalente. Il dato analitico prodotto per Programma Ambiente Apuane dal laboratorio di fiducia risulta pari a 148 ngTe/kg secco. Il laboratorio incaricato da Furia (che ha gestito il trasporto, ndr) non ha invece eseguito la determinazione delle diossine e furani».

Qual è il valore limite di diossina per considerare non pericoloso un rifiuto che la contiene ?

«I criteri di ammissibilità stabiliti dal Dm 27.09. 2010 stabiliscono la possibilità che rifiuti contenenti diossine e furani con una concentrazione non superiore a 2000 ng Te/kg secco possano essere smaltiti anche nelle discariche per rifiuti non pericolosi: le concentrazioni misurate anche dall’Arpal sono, quindi, molto inferiori ai limiti stabiliti».

Perché l’Arpat segnala che l’Arpal ha considerato il dato sulle emissioni e non quello per il conferimento in discarica? Cosa comporta?

«L’utilizzo della tabella presa a riferimento da Arpal per il calcolo della tossicità equivalente delle diossine e dei furani al posto della tabella 4 del Dm 27.09. 2010 (criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica) non comporta differenze sostanziali sull’esito delle analisi, in quanto i valori ricalcolati correttamente corrispondono, per i due campioni interessati, a 150,10 e 156,68 ng Te/kg secco contro rispettivamente i 149,94 e 156,29 ng/kg secco TeQ calcolati dall’Arpal. Arpat ha ritenuto doveroso segnalare l’inesattezza pur non avendo conseguenze significative sui risultati».

Perché la Provincia di Lodi si prende la briga di comunicare all’Arpat l’arrivo di un carico contenente diossina?

«È prassi consolidata che, nel caso in cui rifiuti provenienti da attività di bonifica siano conferiti in siti fuori provincia o fuori regione, sia data notizia all’amministrazione competente (Provincia), per attivare eventuali controlli».

Perché l’Arpat effettua un controllo sui rifiuti sulla stregua di una documentazione prodotta per due terzi dal soggetto che gestisce la discarica e da quello che effettua il trasporto?

«L’analisi su diossine e furani, di cui Arpat ha preso visione, sono state effettuate sia dal privato con laboratorio di fiducia, sia dall’Arpal, con risultati molto simili e ben al di sotto dei valori limite per l’ammissione in discarica. Sulla base di tali valori, limitati in valore assoluto e comunque qualificati, in quanto provenienti anche da fonte pubblica, Arpat ha ritenuto tali informazioni sufficienti ai fini della caratterizzazione dei materiali».

Ci sono prescrizioni atte a garantire che le analisi prodotte dai soggetti privati siano imparziali e indipendenti?

«Un livello elevato di garanzia sulla competenza dei laboratori, sia pubblici che privati, nello svolgere attività analitiche è attestato dal sistema di accreditamento nazionale dei laboratori di misura e prova che fa capo all’ente terzo Accredia, presso cui anche i laboratori di Arpat sono accreditati. In alcuni casi, inoltre, Arpat procede a visite presso i laboratori privati per valutare le modalità di conduzione delle prove».

COMUNICAZIONE ALL'AUTORITÀ GIUDIZIARIA

La questione questione però non è finita qui perché i Cinqque Stelle spiegano:

 «L'Apart ha rilevato che, anche la marmettola non proveniente dal nostro comprensorio, non ha certificazione relativa alla diossina e Pcb. Il tutto è stato comunicato da Arpat al comune di Montignoso e alla provincia di Massa-Carrara il 30/12/2013 e di quanto accertato Arpat ha dato opportuna comunicazione anche all'Autorità Giudiziaria». Insomma il M5S rivela che Arpat avrebbe fatto pervenire all’autorità giudiziaria un verbale in cui, in pratica, sembrerebbe non rispettata la legge sul conferimento dei rifiuti in discarica:

«Troviamo scandaloso che, nonostante le nostre continue richieste di questi verbali obbligatori e la gravità dell'accaduto, la notizia sia stata resa pubblica dall’amministrazione solo dopo due mesi.
Ci chiediamo quali possano essere i motivi di così poca trasparenza e sensibilità.
Con questi metodi sempre di più si confermano i nostri dubbi che il controllo amministrativo sull'attività di discarica non dia sufficienti garanzie. (Il Tirreno 3.8.14)

L'articolo si conclude con l'ovvia richiesta della dimissioni del Sindaco e dell'assessore all'ambiente del Comune di Montignoso, ma al di là di quanto appena descritto dopo aver fatto un lunghissimo riassunto di quelle che sono evidenti indizi ed elementi a carico del sistema di bonifica delle terre inquinate non si è visto nessuna iniziativa eclatante per stroncare questo lucroso ed illecito traffico che dura da decenni. Connivenze e complicità sono a così alto livello da by passare anche un interdittiva antimafia?! La risposta la lasciamo alla fantasia dei lettori......