martedì 26 agosto 2014

VOLPI, UN "UOMO NUOVO" PER LA CITTÀ DI MASSA

Ebbene allora che problema c'è ad ammettere che si SCRIVE VOLPI MA SI LEGGE RIGONI?

Il problema e' molto semplice il prof.Volpi e' stato fatto passare come l'uomo "nuovo" dai suoi e nell'opinione pubblica che se lo vedesse come l'uomo di RIGONI SI TRASFORMEREBBE DI COLPO NELLO "STRAVECCHIO" SERVITO DAL MAZZIERE. 

Potrebbe reggere il PROF. A QUESTO ABBRACCIO MORTALE SENZA CHE LA CITTÀ SI CONSEGNI "INFEROCITA" AI GRILLINI?

mercoledì 20 agosto 2014

NESSUNO LO DICE:15000 DENUNCE QUERELE CONTRO LO STATO ITALIANO

                                                       
http://jedasupport.altervista.org/blog/cronaca/censurato-da-tutti-i-tg-e-media-italia/?doing_wp_cron=1408512266.4751310348510742187500


   Alla Procura della Repubblica di …...........
   per il tramite della Stazione dei Carabinieri di …..........


                 Esposto/ Querela.

Io sottoscritto..........,nato a......... , il 30/05/1967 e residente in.................. alla via …................................ n° ….................
                                                                           
   PREMESSO CHE:
  • che l'art. 2 della Costituzione Italiana stabilisce  che “ la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità , e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” ;

  • che la Costituzione Italiana all'art. 32 sancisce la tutela della salute come diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività, obbligando lo Stato a promuovere ogni opportuna iniziativa finalizzata alla migliore tutela possibile della salute in termini generali;

  • la convenzione Europea dei diritti dell'uomo, cosi come sottoscritta dai Governi firmatari il 04/11/1950 a Roma, modificata dai protocolli 11 e 14, all'art. 1 impegna i Paesi firmatari all'obbligo assoluto di rispettare i diritti dell'uomo e in particolare al titolo I art. 2 il diritto alla vita : “ il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge “... e al titolo II art. 19 istituisce per il rispetto degli impegni derivanti dei firmatari “ una corte europea dei diritti dell'uomo composta di un numero di giudici pari a quello dei Governi firmatari;

  • che da quanto su esposto si ricava il principio della inalienabilità del bene e del diritto alla vita, inteso come bene collettivo da tutelare e non disponibile da parte del singolo individuo ( tant'è che nel nostro ordinamento è vietata l'eutanasia ) e che a tutela di tale bene inviolabile, la Nazione, il Parlamento, chi governa e amministra, deve mettere al primo posto la tutela del bene della vita dell'individuo e men che mai non legiferare in favore di chi potrebbe trovarsi in condizioni di subalternità economica  e per tali motivi essere spinto a compiere atti estremi verso la propria persona, nulla omettendo, e si badi bene che il tutto è rafforzato dall'art. 32 della Costituzione Italiana che tutela il diritto alla salute e all'assistenza sanitaria;

  • che dal gennaio 2012  ad oggi si sono verificati centinaia di suicidi i cui motivi ( come da lettere scritte lasciate ai familiari ) sono da ricercarsi nella crisi economica che ha colpito la Nazione italiana e i cittadini Italiani meno abbienti o che versavano già in stato di precarietà economico-finanziarie;

  • che l'art. 580 del c.p. recita “ Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito al suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene ............ Se il suicidio non avviene è punito.........................., sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima “, con ciò dando ampia tutela e protezione all'Unico Grande Bene da Tutelare “ LA VITA “ di ognuno di noi, dei cittadini italiani:

  • che il Governo Italiano, il Parlamento tutto non hanno messo in atto provvedimenti, anche in forma assistenziali,tali da impedire che si succedessero i suicidi a causa della perdita del posto di lavoro, a causa della crisi economica che ha colpito duramente i piccolissimi artigiani, commercianti, agricoltori, colpa della esasperante  pressione fiscale, ecc..., e che,al contrario,invece di perseguire i gestori delle slot-machine o quelli che continuano a detenere ricchezze finanziarie italiane all'estero per mancato pagamento di quanto dovuto all'erario li hanno graziati e condonati, e dulcis in fondo “ finanziato con i gettiti erariali banche private come MPS”, MA RISORSE FINANZIARIE E PROGRAMMI PER TUTELARE LA VITA DEI CITTADINI ITALIANI RIMASTI SENZA REDDITO , GIAMMAI;

  • che ben potevano istituire un fondo a tutela dei meno abbienti,disoccupati, piccolissime aziende che fallivano e chiudevano i battenti anche a causa dei mancati pagamenti dei crediti loro spettanti da parte della P.A.), presso ogni Comune d'Italia con la supervisione dei Prefetti ovvero istituire una sorta di reddito di dignità per tutti i cittadini trovatisi in situazioni di crisi economico finanziario;

 .               
                                                                    Tutto ciò premesso:

Il sottoscritto come sopra identificato chiede alla S.V. Illustrissima di voler procedere penalmente nei confronti di tutti i membri del governo, come anche di tutti i deputati e Senatori , dell'attuale e passata legislatura, che hanno assistito incuranti al volgere della crisi e alle sue drammatiche conseguenze, ovvero di quanti verranno ritenuti responsabili del reato previsto e punito dall'articolo. 580 del C.P.,, ovvero di tutti quei reati che la SV Illustrissima riterrà di rilevare dai fatti suesposti, ivi comprese le violazioni della vigente Costituzione Italiana,  articolo 2, e della carta Europea dei Diritti dell'Uomo articolo 2, in associazione tra di loro. Nomino mio legale di fiducia  l'avv.......................................e eleggo domicilio presso il suo studio in.........
In via istruttoria la S.V. Illustrissima voglia procedere alla individuazione delle persone che hanno tentato il suicidio in Italia negli ultimi 3 anni,ovvero da quando si è sviluppata in maniera virulenta una  crisi economica senza precedenti con politiche recessive dai governi in carica  ed escuterli a testi sulle ragioni che le avevano mossi al tentativo estremo e il cui gesto non si è concretizzato spesso a volte anche per l’intervento delle forze dell’ordine , con riserva di produrre  documenti e indicare testi successivamente al deposito del presente esposto/querela .
Chiedo di essere informato ex art. 405, 408 c.p.p., della richiesta di proroga delle indagini preliminari ovvero di un'eventuale richiesta archiviazione.

….......... il                                                                                                                                                                                                      


lunedì 18 agosto 2014

CATASTROFE INPS: ADDIO PENSIONI!

Una azienda con un patrimonio di 41 miliardi che nel giro di un paio d’anni ne avesse persi così tanti da farlo scendere a soli 15, verrebbe considerata sana oppure oppure desterebbe se non altro l’interesse di andarne a capire il motivo? E ancora di più: nel caso in cui questa “azienda” fosse di importanza fondamentale non solo per i suoiazionisti ma per l’intero Paese del quale fa parte, sarebbe il caso, a livello informativo, di dare risalto alla notizia e di farla entrare nel dibattito pubblico?
Le risposte sono scontate, ma le domande servono a introdurre l’argomento. Perché lo Stato del quale parliamo è l’Italia, e l’”azienda” con questi conti disastrati si chiama Inps.
L’istituto di previdenza, infatti, aveva a inizio 2011 un patrimonio di 41 miliardi, come detto, il quale si è ridotto a soli 15 in 24 mesi. Ma è a livello tendenziale che le cose peggiorano e destano ancora più preoccupazione.
Ci sono due elementi importanti da tenere in considerazione più un terzo che è addirittura determinante.
Inpdap profondo rosso
Il primo, motivo principale di questo calo del patrimonio, è relativo alla fusione recente di Inpdap e Inps, cioè il fatto che il sistema pensionistico del settore pubblico sia stato fatto confluire all’interno di quello del settore privato (operazione datata appunto 2012). La fusione di questi due enti era stata prevista trionfalmente, comunicando che, per via dei tagli alle spese che tale operazione avrebbe comportato si sarebbero risparmiate alcune centinaia di milioni di euro. Cosa puntualmente ancora non verificata, visto che sia la prevista gestione unica degli immobili dei due enti sia la razionalizzazione del personale è ancora di là dal venire.
Nel frattempo, però, questo matrimonio ha portato in dote al sistema pensionistico del settore privato oltre 10 miliardi di rosso, contribuendo ad affossare ancora di più le riserve originarie dell’Inps conteggiate a fine 2011.
Lo Stato moroso
Il secondo dato allarmante contiene una riflessione interessante, visto che, come si dice, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende. Dunque, il grande buco dell’Inpdap – che, ribadiamo, era l’ente pensionistico dei dipendenti del settore pubblico – dipende direttamente da un elemento chiave: le pubbliche amministrazioni, da tempo e in modo diffuso, non stanno pagando del tutto i contributi pensionistici dovuti dei propri dipendenti. Si tratta di una somma stimata in circa 30 miliardi, che grava ovviamente sul bilancio già fortemente compromesso dello Stato ma che, attenzione, non è ancora stato messo agli atti, visto che proprio mediante la fusione con l’Inps è stato, per il momento, occultato.
Ora, già il fatto che le amministrazioni pubbliche non stiano versando tutti i contributi dei dipendenti, cioè che lo Stato sia moroso verso se stesso e i suoi dipendenti, è cosa che dovrebbe chiarire da sola la situazione generale. Ma che ora – ed eccoci alla riflessione poco ortodossa accennata poc’anzi – vi sia stata questa misura di accorpamento tra Inpdap e Inps fa venire più di qualche dubbio. È come se – meglio: è – lo Stato avesse scelto di prendere un proprio ente in forte deficit (nel quale da una parte doveva far confluire alcune proprie spese, cioè i contributi dei dipendenti, e dall’altra far uscire altre spese, cioè l’erogazione delle pensioni) e lo avesse inserito, come un cavallo di troia malefico, nell’altro ente (l’Inps) in cui sono i privati a far confluire i propri contributi per unire il tutto in un calderone, prossimo al collasso, sul quale far gravare un fallimento complessivo. Tra un po’, in altre parole, siccome l’Inps, con il patrimonio così drasticamente intaccato e con i conti tendenziali in rosso, non potrà più erogare le pensioni, si prenderà atto della cosa dimenticandosi che buona parte di questo scenario catastrofico dipende proprio dai mancati versamenti del settore pubblico.
Baby boomers all’incasso (forse)
Il terzo elemento, anche in questo caso assente dal dibattito e dalle analisi attuali, risiede nella constatazione che proprio in questi anni, e per il prossimo quinquennio, c’è una enorme fetta del Paese a dover andare in pensione. Si tratta della generazione dei baby boomers. Di quelli, per intenderci, che negli anni Settanta tentarono la “rivoluzione” più celebrata che concreta. E che, “una volta al potere”, al posto delle rivoluzioni si sono invece premurati di mettere al riparo i propri meri interessi. Oggi, in età pensionistica, appunto, sono in procinto di passare all’incasso. Se questa massa di persone fosse messa in grado di andare dritta in pensione così come giustamente previsto, l’Inps crollerebbe in modo definitivo nel giro di qualche anno appena. Ribadiamo, infatti, che già a fine 2013 il bilancio complessivo dell’Inps è atteso a poco oltre 15 miliardi. Dai 41 di fine 2011.
Non solo: tutte le operazioni relative al sistema pensionistico degli ultimi anni a questo punto possono – e devono – essere interpretate alla luce dei dati che ora stanno venendo fuori, ma che evidentemente già anni addietro erano ben presenti all’interno degli ambienti politici. Nel luglio del 2010, sul Mensile, pubblicammo questo articolo: “In Pensione a 100 anni”. Oggi bisogna aggiornarlo. Il tentativo neanche troppo velato, almeno per chi voglia accorgersene, è quello di evitare proprio che persone possano andare in pensione. Il che si applica facendole lavorare il più a lungo possibile, spostando sempre in là la data in cui sarà possibile andare in pensione. Con questo si otterrà il risultato di aver fatto lavorare tutta la vita le persone, facendogli versare montagne di contributi, sino al punto in cui avranno davanti ancora pochissimi anni, una volta andate in pensione, per avere indietro dallo Stato solo una piccola parte di quanto versato. Sempre che non muoiano prima sulla scrivania del proprio posto di lavoro.
I giovani sono completamente fuori
Parallelamente, il fatto che così tante persone non possano lasciare il posto di lavoro sino di fatto alla vecchiaia comporta anche l’assoluta mancanza di turnover, e dunque pochissimo accesso dei giovani al mondo del lavoro. Come stiamo puntualmente verificando. Questi, già penalizzati dalle riforme Fornero sul lavoro che hanno aumentato le già elevate sperequazioni precedenti, tra contratti da fame a 500 euro al mese e senza alcuna possibilità di accedere a un posto di lavoro degno di questo nome, in ogni caso, ora e domani, non saranno comunque in grado di versare contributi in quantità bastante a pagare le pensioni di chi, via via, in ritardo e alla fine, comunque (per ora: almeno secondo le norme attuali) in pensione poco alla volta ci sta andando.
Il tutto, naturalmente, contribuisce a peggiorare il quadro già disastroso dell’Inps.
Dobbiamo a questo punto necessariamente correggerci. A destare preoccupazione sono le cose incerte. Mentre qui si può tranquillamente parlare di una certezza: l’Inps sta finendo nel buco nero statale e dunque le pensioni non potranno essere più erogate a breve. Molto a breve, a meno di stravolgimenti sistemici (uscita dall’Euro e ripresa della sovranità monetaria, ad esempio) che per ora comunque non sono all’orizzonte. Il che apre scenari non preoccupanti, ma terrorizzanti. Nel silenzio generale di chi sa ma non vuole far sapere.
Valerio Lo Monaco Fonte
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http://alfredodecclesia.blogspot.it/

martedì 12 agosto 2014

118: IL BUSINESS DELLE URGENZE

COSCHE E SIRENE

 L’intercettazione è esplicita: «Quando ti chiamano e abbiamo bisogno a quell’orario di un’autoambulanza, mi fotto 1500 euro». È agli atti dell’inchiesta sui Lo Bianco, la cosca di Vibo Valentia che dominava la Asl locale, e spiega come ogni uscita a sirene spiegate si trasforma in denaro contante. Guadagni sicuri, costi ridottissimi: per entrare nel settore non sono richieste competenze particolari. L’imprenditore mette il capitale, acquista o noleggia i mezzi e cerca gli autisti. Va bene chiunque. Uno degli indagati è stato registrato mentre ingaggia il personale: «La guideresti l’ambulanza? La patente è quella della macchina, sono 800 euro puliti». Non è l’unico caso. Nello scorso luglio è emersa la vicenda della Croce Blu San Benedetto di Cetraro nel Cosentino. I magistrati sostengono che a gestirla fosse Antonio Pignataro detto “Totò Cecchitella”, seppur privo di incarichi ufficiali. Pignataro non è una pedina qualunque: è stato arrestato per i legami con il boss Franco Muto, “Il re del pesce”. (Fonte: L'Espresso)

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