martedì 24 marzo 2015

NATO BUSINESS & TRAFFIC CONNECTION

Parte 1°
Di Pier Paolo Santi & Francesco Sinatti
Nell’ambito dell’organizzazione NATO potrebbero essersi sviluppati degli apparati devianti che hanno agito nelle operazioni belliche degli ultimi quindici anni. Non ci sono solo intenti strategici e di difesa dei paesi dell’asse occidentale sotto la copertura di conflitti, ma spesso traffici a danno delle stesse comunità che dovrebbero tutelare. Nell’ambito di questa inchiesta metteremo in evidenza i collegamenti e le circostanze che stanno facendo emergere le finalità degli apparati appena menzionati. A seguito di un lavoro giornalistico durato due anni possiamo inserire oggi nuove ipotesi e piste investigative in uno scenario più complesso, su casi più o meno noti (di solito operiamo in questo modo, con prudenza per evitare teorie complottiste che farebbero perdere credibilità ad inchieste “scottanti”).

2000 TONELLATE DI ARMI SEQUESTRATE    1994, durante una operazione di controllo, un cargo battente bandiera maltese viene intercettato nella acque internazionali prospicienti il canale d’Otranto da un unità militare inglese. Siamo a cavallo degli anni della guerra civile Jugoslava (91-95). La destinazione finale era il porto di Rijeka. Il cargo”Jadran Express” avrebbe dovuto scaricare 133 containers di materiale bellico pari a duemila tonnellate, valore trenta milioni di dollari. La Dia( Direzione Investigativa Antimafia)  durante il processo renderà noto che si trattava dell’ultimo “viaggio” di 12, un traffico d’armi mai intercettato prima. Il carico venne Missilestoccato per cinque anni nel porto di Taranto avvolto nel più totale oblio. Il 19 maggio 2011 si ha notizia della localizzazione ( Isola di Santo Stefano) di parte delle armi sequestrate solo per una maldestra operazione di trasferimento verso la Sardegna, organizzata dal Genio supportato dalla Marina Militare. Nei piani c’era l’idea di caricare parte delle armi di quel sequestro su traghetti civili che dalla Maddalena ( importante base Nato) fanno la spola con Palau, sull’isola. Un imprevisto farà saltare la copertura: i valenti ingegneri del genio si accorgono all’ultimo momento che gli automezzi con i container superano l’altezza del ponte di carico dei traghetti di quella tratta. Reperiti traghetti idonei presso la compagnia “Seremar” l’operazione finalmente si conclude a Palau, tappa intermedia. Infatti, da Palau, i containers proseguono il loro rocambolesco viaggio per il porto di Olbia. Il metodo è sempre quello: si utilizzano traghetti civili per trasportare armi, lo scalo di destinazione è Civitavecchia, dove si perdono definitivamente le tracce (finalmente l’inteligence ha funzionato!). Nella prossima puntata vedremo che queste armi rientreranno in un traffico internazionale.
UN TRUCCO PERICOLOSO     Quanto appena descritto potrebbe essersi verificato anche nel porto di Livorno la sera del 10 Aprile 1991, quando il traghetto Moby Prince (140 persone a bordo fra equipaggio e passeggeri) lascia lo scalo destinazione Olbia (guarda caso). Quella stessa sera sono in corso manovre di carico e scarico di materiale bellico da parte di diverse navi appartenenti alla Nato (tre Usa più altre quattro militarizzate, tre Italiane e una francese) alcune in uscita dalla base di Camp Darby. L’ingente traffico illegale d’armi sembra rientri in una operazione denominata “Provide Confort”: soggetta ad inchiesta in quanto presunta operazione di copertura sotto l’apparente veste di missione umanitaria per il Kurdistan Irakeno. A rendere la vicenda ancora più inquietante è la presenza di un mercantile, la 21 Ottobre II della compagnia Shifco, divenuto tristemente noto per i traffici d’armi sulla rotta somala nonchè oggetto d’interesse dei giornalisti Rai uccisi, Ilaria Alpi e Milan Hrovatin ( Vedere libro ” Il Nido degli Scorpioni” ). La versione ufficiale presume che il traghetto abbia urtato la petroliera Agip Abruzzo durante l’uscita del porto a causa di una fitta nebbia di avvezione. Una inchiesta parallela, invece, rivela che la Moby Prince stava rientrando in porto dopo aver urtato presumibilmente una delle navi militari in rada. Questo spiegherebbe perche la sua prua fosse intrisa di nafta, combustibile non stivato sulla Agip Abruzzo ma “usato da navi e trafficato per commercio illegale di carburante o per fornire clandestinamente navi dedite a traffici criminali perché non possono rifornirsi regolarmente nella darsena petroli”(Famiglia Cristiana). Il primo impatto dovrebbe essere avvenuto con una nave diversa dalla Agip Abruzzo. In un secondo momento avendo invertito la rotta e con una approssimativa manovrabilità, la Moby Prince avrebbe urtato la petroliera. Non descriveremo la vicenda per intero perché molti fatti sono ormai noti (come la presenza della nave fantasma “Theresa” in verità Gallant 2, il cono d’ombra sulle comunicazioni, i mancati soccorsi e la morte nel combustibile sversato nel primo urto di uno dei marinai della nave).
A questo punto possiamo prospettare un ipotesi alternativa. Possiamo escludere che sulla Moby Prince non fosse stato caricato clandestinamente materiale bellico ed esplosivo (all’oscuro equipaggio e capitano) esattamente come nei traghetti che raggiunsero Olbia nel 2011? Una perizia della Procura di Livorno ha rilevato sulla Moby Prince tracce di Pentrite, T4 Rdx del tipo usato dai militari Usa. Ritornando alla 21 Ottobre II, chi può escludere che non dovesse fungere da mercantile per traffico d’armi anche in questa occasione? In quei giorni la 21 Ottobre II stazionava in riparazione presso il porto di Livorno. Cosa accadde la sera del 10 marzo? Un imprevisto? Inoltre: perché la 21 Ottobre II nonostante fosse in riparazione, come affermato da un testimone, lascia il porto la notte del 10 marzo? Era anch’essa coinvolta nelle operazioni oppure era un mercantile “scomodo” per il trasporto di ciò che avrebbe dovuto fare scalo ad Olbia (con la Moby Prince)?
Un imprevisto che fece decidere di caricare a bordo del traghetto che si dirigeva ad Olbia armi o esplosivi, vicino alla base Nato de La Maddalena, come nel caso del 2011? Il traghetto viene usato come mezzo di trasporto per eludere in extremis eventuali problemi logistici?  Questo implicherebbe che la NATO fosse in rapporti con Shifco (la compagnia della 21 Ottobre II) e il suo capo Omar Said Mugne ? E’ un caso che i maggior paesi aderenti alla NATO fossero stati accusati di traffici illegali di armi e materiale radioattivo in terra somala, dove principalmente operava la Shifco?
Seguendo questa ipotesi facciamo un passo indietro, ritornando al presunto impatto con una “nave fantasma”. Ovvio e prevedibile che il comandante della Moby Prince abbia ordinato una manovra d’emergenza nel tentativo di rientrare in porto. Al contempo “ambigue” risultano le dichiarazioni rilasciate dal capitano della Agip Abruzzo che paiono non coincidere con l’effettivo orientamento in rada della petroliera (della prua in specie) . Secondo la versione ufficiale il traghetto urta la petroliera in uscita dal porto ma seguendo le ultime perizie pare esattamente il contrario, cioè rientrando. Perché la petroliera si trovava in quella posizione? Rientrava nelle operazioni militari di quella sera? È per tale motivo che stazionava in una posizione differente da quella che avrebbe dovuto assumere seguendo le regole stabilite? Se all’interno della Moby Prince ci fosse stato effettivamente del materiale esplosivo (o munizionamento) clandestino, come da tracce rinvenute, quali conseguenze avrebbe avuto la scontata perquisizione da parte delle autorità portuali una volta che il traghetto fosse arrivato in porto? Scontata una commissione d’inchiesta con annesso incidente diplomatico. Seguendo l’iter di tutti questi nuovi fatti e coincidenze sembra proprio che la Moby Prince non dovesse attraccare ne con prove ne con testimoni a bordo.