mercoledì 28 maggio 2025

L' UOMO CHE ENTRAVA E USCIVA DA CAMP D'ARBY

...Gli Iamonte hanno effettivamente operato con le navi dei veleni? Nei porti sopra indicati di Marina di Carrara e La Spezia? Nel caso, avvalendosi di quale “manovalanza” o cosca in zona? I nostri lettori sono a conoscenza delle ricerche effettuate da INCHIOSTRO SCOMODO che hanno ipotizzato un collegamento tra navi dei veleni con operazioni nell’est Europa (Diavolo Rosso). Sappiamo che gli Iamonte sono presenti anche in Polonia e ci domandiamo, se quanto emerso negli ultimi sviluppi legati alle navi dei veleni e traffici internazionali, non sia correlato. Una pista da seguire per valutarne la “consistenza”. “Il rapporto dell’Onu racconta la vicenda della nave “Nadia” e del suo utilizzo per il trasporto illegale di una partita d’armi, in parte con destinazione Croazia, in parte Somalia, con la complicità della Shifco. È un episodio di enorme rilevanza: «Il Consiglio di Sicurezza impose l’embargo delle armi sulla Somalia nel gennaio 1992. Meno di sei mesi dopo, Monzer Al Kassar avrebbe usato la sua abilità e le sue connessioni per minare l’embargo. In una serie di affari, Al Kassar e i suoi soci riuscirono a organizzare l’imbarco di armi e munizioni polacche verso Croazia e Somalia, entrambe sotto embargo delle Nazioni Unite (i complici polacchi di Al Kassar sono attualmente perseguiti per violazione dei controlli polacchi sull’esportazione delle armi.) (…) In queste vendite di armi alla Croazia e alla Somalia, il principale complice di Al Kassar fu Jerzy Dembrowski, allora direttore della Cenrex (secondo la commissione parlamentare di inchiesta sui servizi segreti polacchi del 2006, presieduta da Antoni Macierewicz, si tratta di un colonnello del Wsi, il servizio segreto militare, nda ), una ditta polacca di armi, che pare avesse incontrato per la prima volta Al Kassar quando questi era attaché commerciale a Beirut negli anni Ottanta.”” Ancora: “Perché se il documento Onu fosse stato acquisito e sviluppato si sarebbe scoperto che in Polonia, Lettonia e Svizzera (a Danzika, Ginevra e Riga) ci sono sentenze di condanna (le prime risalenti addirittura al 1996) per questi avvenimenti, o eventi connessi, con risultanze processuali devastanti per la Shifco, da cui emergono i rapporti della compagnia italosomala con Al Kassar e con la Cenrex e, per questo tramite, con la mafia siciliana, i sevizi segreti polacchi e non solo.”” (Luigi Grimaldi) Non sono una novità dichiarazioni che segnalano traffici paralleli tra rifiuti speciali radioattivi e quelli di armi con i paesi africani, per questo motivo bisognerebbe approfondire eventuali collegamenti. Nello specifico Natale Iamonte fu indicato per affondamento della Rigel". L’UOMO CON L’ESERCITO PRIVATO Ad un certo punto della storia fa la sua comparsa in scena un ambiguo protagonista nel "caso Ilaria Alpi": Gian Carlo Marocchino, sedicente imprenditore piemontese. Non stiamo a riportare la cronistoria degli eventi, molti hanno scritto su questa vicenda, ma ci siamo posti delle domande. Si dice che Marocchino, all’epoca dei fatti, fosse in stretto contatto con i servizi segreti italiani. Si dice anche che possedesse un suo piccolo ma letale esercito privato, composto da 150 miliziani. L’arsenale faceva intendere il grado di professionalità e finalità del gruppo: Kalashnikov, Browning 50 ed M16. Pertanto, la paraola d’ordine nelle prossime righe sarà: MER-CE-NA-RI. Marocchino era l’unico civile in grado di organizzare convogli umanitari dal nord al sud del paese somalo, con il suo piccolo esercito. "Non pensate male", è solo per difendersi dai banditi..... Ed era diventato un punto di riferimento per tutti coloro che operavano in Somalia, compreso le organizzazioni umanitarie. Tra le morti sospette, ma ovviamente non c’entra con il caso, quello di una suora assassinata in circostanze ancora avvolte dal mistero. Strane analogie con quanto accadeva, poco tempo dopo, in Croazia e in Bosnia, dove si dice che i convogli umanitari servissero il più delle volte a coprire traffici di ogni sorta (armi e organi compresi). TEOREMA. A questo punto ci sono molti elementi convergenti che porterebbero a ritenere che “Diavolo Rosso” non sia una persona fisica bensì una operazione sotto copertura. Un gruppo di mercenari altamente addestrati, usati per “lavori sporchi”, per conto di alcuni servizi segreti (componenti o parte di una Nato deviata)? Epicentro operativo dovrebbe essere la Croazia e il Nord Italia. Chi ci ha sempre seguito conosce le nostre inchieste su traffici d’armi e rifiuti proveniente da questa terra (come il caso della nave Jadran Express) e personaggi menzionati come imprenditori dediti a affari opachi. Roberto Delle Fave, che viene spesso definito “Diavolo Rosso”, in verità dovrebbe essere solo un uomo "agganciato" ai servizi ed utilizzato per depistare le indagini e lo stesso giornalista di "Le Figaro" Xavier Gautier, assassinato perché troppo vicino alla verità? Se esisteva, che fine ha fatto l’esercito privato di Marocchino dopo le operazioni in Somalia? Ha agito anche in Croazia e in Bosnia? Un nuovo collegamento? Sono domande che porremmo al Pm incaricato. Certo è che se andiamo a rileggere gli Atti della “Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilari Alpi e Milan Hrovatin, martedì 20 Aprile 2004”, a pagina 44 troviamo un possibile anello di congiunzione tra gli affari in Somalia e quelli in Croazia. L’anello è rappresentato da Guido Garelli, faccendiere in stretti rapporti con l’intelligence americana e italiana. GUIDO GARELLI: PROGETTO "URANO" “……. la voce popolare era che egli fosse nell’Europa dell’est e in effetti, guarda caso, lo prendono in Croazia: lo dice lui, nell’interrogatorio. È un servizio che gli fecero i servizi croati mentre lui stava facendo cose strane ma sempre attinenti – a suo dire – a vicende di spionaggio in quell’area; lo presero, lo pestarono a sangue, lo caricarono su un aereo e lo spedirono, dando esecuzione ad un «definitivo» per semplice associazione a delinquere finalizzata a truffa e furto di auto. Scrissi al giudice di sorveglianza, un po’ per esplorare la situazione – è agli atti -, per vedere se qualcosa ne usciva e se quel signore fosse oggetto di altri indagini. Spiegai al giudice di sorveglianza per quale motivo volevo sapere se fosse oggetto di indagini: potrebbe essermi utile saperlo, dissi, per poter fare indagini collegate o se è un «definitivo». La risposta fu nel senso che sostanzialmente non risultavano altre indagini, che scontava un «definitivo», che era stato sentito da organi di polizia – l’espressione era «non meglio identificati» – per cui io, pensando male, ritenni che fossero organi così, non proprio una polizia giudiziaria delegata ad indagini per processi in corso. Questo fatto, accompagnato all’alone che nelle nostre indagini circondava Garelli, mi indusse… PRESIDENTE. …a ritenerlo un personaggio protetto. LUCIANO TARDITI, Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Asti. Esatto…” Guido Garelli è ricollegabile anche a Giancarlo Marocchino (guarda caso). A confermarlo è lo stesso Marocchino in un intervista: «… Mi state forse accusando di essere il mandante? Roba da pazzi. Non ho mai conosciuto Oliva ( si riferisce all’attentato nei confronti di Franco Oliva, Funzionario Ministero degli Esteri che aveva messo in dubbio la sua correttezza N.D.A). Quando è stato ferito mi trovavo a Nairobi, cacciato dagli americani. Ho appreso in seguito che il mattino del 29 ottobre 1993 il dottor Oliva si recò per motivi personali all’aeroporto internazionale di Mogadiscio, sebbene l’ambasciata italiana avesse sconsigliato di andare in quella zona, giacché erano stati segnalati scontri». Conosce Guido Garelli? «Sì. L’ho conosciuto a Milano, nell’ufficio di Flavio Zaramella, a capo dell’Associazione Italia-Somalia. Credo fosse il 1992, ero in Italia, evacuato in fretta e furia dalla Somalia, come tutti gli italiani allora presenti nel Paese. Garelli si presentò come ammiraglio dell’Autorità territoriale del Sahara e mi disse che aveva ingenti quantità di cibo che avrebbero alleviato le sofferenze dei somali, che erano ridotti alla fame. Io gli consigliai di contattare un’Organizzazione non governativa, Sos Kinderdorf, con sede a Nairobi. E a Nairobi rividi Garelli nel luglio-agosto 1992. Poi lui si recò per qualche giorno a Mogadiscio. So che l’accordo non si concluse, dal momento che Guido Garelli pretendeva un forte anticipo». Esiste davvero “l’operazione Diavolo Rosso” ? Si è conclusa? Stanno tutt’ora cercando d’insabbiarla? Siamo ad un nuovo capitolo, quello che vede C130 pieni d’armi, piloti morti, giovani reclute uccise. Esiste un filo rosso di morte che lega le caserme fra Livorno e Pisa? Faccenda tutta da chiarire e da far conoscere all’opinione pubblica. Non stiamo parlando degli anni 90. Siamo nel 2001, quando... L'UOMO CHE ENTRAVA E USCIVA DA CAMP D'ARBY “…l’uomo che ha libero accesso a Camp Darby è uno degli artefici del progetto Urano (smaltimento dei rifiuti nel corno d’Africa). Un filantropo? Non esattamente. il progetto non si occupa di aiuti sanitari o di fornitura di derrate alimentari: prevede la raccolta, lo stoccaggio di rifiuti e scorie nucleari. Merci pericolose. Pezzi di territorio africano da trasformare in mortali pattumiere, in cambio della fornitura d’armi per massacrarsi, armi che nessuna delle fazioni in lotta in quei paesi e in grado di pagare. Un doppio affare per chi fornisce armi e nel contempo smaltisce scorie nucleari, una doppia condanna per il cliente finale” “il suo nome compare accanto a quello di Giancarlo Marocchino nell’informativa della Digos del 1994. E’ proprio lui, Garelli, il misterioso personaggio che, dopo la manovalanza di Gladio e Ordine Nuovo, ha libero accesso a Camp Darby” (ripreso dal libro “Moby Prince un caso aperto” E. Fedrighini). "LOST SHIP": L'INGNER GIORGIO COMERIO Altro personaggio da romanzo coinvolto nella vicenda somala è un ingegnere che incrocia in Europa (e anche oltre), in una vera e propria "internazionale" della ricerca di rifiuti radioattivi da esportare in Africa, anche Lui in rapporti con G. Marocchino. “LA ROSSO”. “Lost Ship”, una semplice nota su un taccuino ricollegherebbe la “Rigel” con un’altra nave : la “Rosso”. Nel 1989 nel porto di La Spezia , la “Rosso” della compagnia IGNAZIO MESSINA & C., è alla fonda alla fine della sua vita operativa in temporaneo disarmo prima del suo ultimo viaggio come nave per il trasporto di rifiuti tossici. Il 4 dicembre 1990 riprende il mare e la ritroviamo spiaggiata in località “Formiciche” il giorno 14 ad Amantea (CS), guarda caso dopo un fallito tentativo di affondamento. Documenti ritrovati sulla plancia della motonave permettono di ricollegare la “Rosso” alla società O.D.M. di un certo Ing. Giorgio Comerio. Lo stesso Ingegnere che il 21 settembre 1987 si appuntava sull’agenda (ritrovata in una perquisizione nella villa di Garlasco) “….lost ship..” a proposito della “Rigel” (o della nave affondata al suo posto?). Anche qui una coincidenza? Entrambe le imbarcazioni hanno tracce di radioattività a bordo e la “Rosso” risulterà poi al centro del progetto come nave modificata per il lancio dei celebri siluri “penetrator” sempre dell’Ing. Comerio. Casuale? Il capitano De Grazia si era innervosito negli ultimi giorni, poco prima del suo ultimo viaggio, a causa di una presunta fuga di notizie riguardante l’inchiesta che stava conducendo. Il suo timore era un infiltrazione dei servizi segreti, quegli stessi servizi a cui Comerio dichiara di appartenere per esplicita ammissione della sua compagna, Maria Luigia Nitti. Coincidenze? Comerio è l’ideatore e promotore del progetto “dei siluri penetratori riempiti di scorie”, con il quale molti stati europei, e non, speravano di far sparire i propri rifiuti radioattivi sotto i fondali marini, con una nave appositamente modificata dai cantieri S.E.C di Viareggio. Proprio la stessa S.E.C. che gestiva la flotta della SHIFCO: compagnia somala per la pesca. SHIFCO. La compagnia SHIFCO fa base a Gaeta Latina negli stessi uffici di una società pistoiese: la PIA (Prodotti Ittici Alimentari). Titolare della PIA è Vito Panati che viene travolto poco prima delle elezioni del 94 (alle quali è candidato) da un interrogazione parlamentare dei Verdi che ipotizzano un “traffico d’armi” ricollegato, proprio, alla SHIFCO. Panati si professa all’oscuro di questi traffici. Sotto la lente d’ingrandimento una nave della compagnia: la “21 Ottobre II”. La nave dovrebbe trasportare pesce, invece, pare che nei frigoriferi e nelle stive siano stoccati ben altre merci: AK 47, RPG e armi in genere ricollegabili a Monzer al Kassar, trafficante d’armi siriano. Anche lui legato alla SHIFCO. Altro particolare da tenere in considerazione: pare che la nave abbia attraccato anche a Beirut (ritorniamo sempre in Libano) e in Iran. Sulla pista delle armi avevano lavorato Ilaria Alpi e Miran Hrovatin prima di essere uccisi da un agguato in terra somala. A seguito delle sue indagini, Ilaria Api aveva intervistato il Sultano di Bosaso. Del nastro alla commissione d’inchiesta sulla morte della giornalista, arriveranno solo 20 minuti. E poi? Poi ci sono i rifiuti tossici e radioattivi che giungono con la stessa logica dello scambio, con armi, cooperazione o denaro sulle coste di una “Stato fantoccio” destabilizzato dalla guerriglia e dalla presenza di “corrotti” signori della guerra. Il resto è semplice chi s’interessa di questi “traffici”: o ne fa parte, o deve morire!! In un intervista a “La Repubblica“, Panati intende chiarire la propria posizione: “Noi abbiamo avuto per un breve periodo la gestione delle navi della Shifco. L’abbiamo avuta dalla Unisom 2, che è un organismo dell’Onu”. A domanda del giornalista di Repubblica se fosse collegato con la nave 21 Ottobre II (quella sospetta del traffico d’armi), Panati risponde: “Questo episodio delle armi si riferisce al 91. Mi dice cosa c’entro io se ho avuto la gestione delle navi solo a metà del 93? Non so e non posso sapere cosa è successo prima. Prima di me la flotta era gestita dalla Sec di Viareggio” In conclusione: dal porto di La Spezia e Marina di Carrara sono partite molte delle navi dei veleni affondate nel mediterraneo e nel corno d’Africa. Il ricorrere di questi porti come scali di partenza e arrivo induce a ritenere che, questa zona, sia una importante piattaforma per il varo di operazioni “illecite” riguardanti lo smaltimento dei rifiuti speciali & radioattivi e non solo. LA CENTRALE ENEA DI "ROTONDELLA" La centrale dell’Enea di Rotondella rappresenta la “pistola fumante” in questo caso di traffici radioattivi. Da qui passerà anche il noto faccendiere Giorgio Comerio “deus ex machina” e organizzatore internazionale dei venefici traffici delle “navi dei veleni”. Ma non sarà il solo, perché in zona si muovono anche tecnici nucleari di altri paesi insieme a uomini della ‘ndrangheta e appartenenti a organizzazioni criminali come la banda della Magliana. I traffici nucleari in Italia paiono essere una consuetudine. La notte tra il 28 e il 29 luglio 2013, è un evidente conferma di quanto stiamo sostenendo, rifiuti radioattivi d’Uranio irraggiato viaggiavano scortati da militari tra Rotondella (Basilicata) e l’aeroporto di Gioia del colle. Da qui fino ad Aviano, guarda caso base militare Nato. Questi elementi contestualizzati con quanto abbiamo scritto negli articoli precedenti, dovrebbero far riflettere. Considerando che si giunge sempre in zone extraterritoriali, cioé basi NATO, al termine di queste operazioni. ODM "Ocean disposal Management" "Giorgio Comerio fonda nel 93 la ODM societá registrata alle Isole Vergini Britanniche. La ODM con sede a Lugano, diramazioni a Mosca e in Africa, si occupa di qualcosa di molto particolare: ...di smaltimento di scorie nucleari. Secondo Legambiente .."Comerio e i suoi soci avrebbero gestito, dietro il paravento dei Siluri pentatori, un traffico internazionale di rifiuti radioattivi caricati su diverse "carrette" dei mari fatte poi affondare...". Giorgio Comerio si troverebbe oggi in nord Africa ...negli anni 80 partecipa alla battaglia delle Falkland...iscritto alla loggia Montecarlo, sarebbe elemento legato ai servizi segreti, anche se Lui smentirá fermamente....il destino dell'ingegnere s'incrocerebbe con quello di due delle navi piú tristemente famose...la ROSSO e la Rigel ...quelle su cui Natale de Grazia stava indagando quando morirá misteriosamente". Nella perqusizione di Garlasco (allo studio di Comerio ritrova delle carte che avrebbero a che fare con la Somalia e la morte della giornalista Ilaria Alpi e dell'operatore Milan Hrovatin (Calabria segreta parte III - Il Dispaccio). IL CAPITANO DE GRAZIA "Natale de Grazia era l'elemento di spicco di un pool d'investigatori coordinato dal p.m. Francesco Neri. Una squadra che inizia il proprio lavoro in seguito ad una denuncia dei dirigenti di Legambiente...che ben presto stringe il cerchio su una serie di affondamenti sospetti di navi nelle acque del Mediterraneo ...e al largo delle coste calabresi....Un business messo in atto per smaltire un ingente quantità di scorie nucleari ...Natale de Grazia muore proprio mentre si sta recando a La Spezia per accertamenti su una di queste navi, la ROSSO, ...che invece di affondare si arenerá sulla spiaggia di Amantea (Cosenza)... Tanti punti oscuri sulla sua morte, avvenuta proprio poco tempo dopo una breve sosta in auto grill ...il sospetto, Mai confermato, ....è che De Grazia possa essere stato uscciso" (Calabria segreta parte III - Il Dispaccio). MISTERI D'ITALIA II PUNTATA (Segue)

Nessun commento:

Posta un commento