sabato 23 luglio 2011

UDC: Una svolta necessaria

Due anni di gestione politica con una maggioranza priva di configurazione a livello nazionale, la XXVIII aprile non rappresenta un partito diffuso sul territorio, ma un anomalia del PD tutta massese, con le sole sigle SEL e UDC con riferimenti nazionali.

Ma, l’UDC, precedentemente all’opposizione, è oggi in maggioranza (contro ogni indicazione della segreteria nazionale che vieta alleanze con governi di sinistra), unica componente anomala in maggioranza, il partito "centrista per definizione" si è spersonalizzato nell’attività di governo, al punto, da appiattirsi sulle linee di governo della città, dettate dalla componente di sinistra, peraltro, eterogenea, senza riuscire a svolgere quella naturale funzione di riequilibrio che apparterebbe alle forze “di centro” ostacolato dal sindaco Pucci.

Si “accontenta” di gestire il potere occupando le cariche del Presidente del Consiglio, l’assessorato alle attività produttive e la presidenza di qualche commissione, ne vale la pena? I vertici locali del partito sono convinti che l’elettorato possa comprendere la loro conduzione politica con la scelta di appoggiare Pucci? Non sarebbe opportuno “smarcarsi” in tempo da una scelta “tattica”, dettata dalle circostanze, ed evitare di essere complici di una vittoria di “Pirro”?

Nulla infatti è cambiato sui temi chiave per la città, nulla è cambiato nella scelta del candidato per le regionali; con la scelta di Luigi Torre si è decretato la continuità con il passato e con la volontà del presidente del consiglio che, si sussurra, lo abbia “imposto”; la perdita di voti alle regionali (u.s.) è stata chiara rispetto alle Europee, come giustificare poi la scelta di un coordinatore comunale proveniente dalle file di AN? Insomma, idee poche e confuse.

Dunque, continuare con un innaturale alleanza a governare la città potrebbe costare caro  nel 2013, urge, pertanto, un progetto politico innovativo che segnali una forte discontinuità con il passato proponendo “volti” e “idee” nuove prima di una “cruenta” resa dei conti.



Francesco Sinatti

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