Da anni si scrive e si parla dell'adozione del nuovo piano strutturale per la città di Massa, per i più, però, resta un concetto dai contenuti astratti e sconosciuti, a dispetto del "tour di presentazione dell'oggetto misterioso" - quartiere per quartiere - da parte dell'ex sindaco.
Il Piano strutturale è, al contrario, un documento decisivo in quanto definisce le linee d’indirizzo e sviluppo che dovrebbero (ri)dare struttura e fisionomia urbanistica ad una città che ormai, da anni, ha perso “la sua identità” a causa dell’abusivismo edilizio (sanato da innumerevoli condoni) e dall’accelerazione di massicci processi edificatori nelle zone a ridosso del mare.
La realizzazione di questo documento (piano
strutturale) si è protratta per tutta la legislazione Neri ed è stata ripresa
dall’amministrazione Pucci III e infine adottata alla fine della consiliatura.
Nonostante la lunghezza dell’iter per l’adozione il Piano lascia parecchi
interrogativi aperti a cominciare dal “disegno urbano” privo di chiari assi di
sviluppo e una più precisa distribuzione della città rendendola più vivibile valorizzandone
i distretti economici.
In assenza di queste indicazioni si comprende come in
realtà il lavoro delle due amministrazioni abbia partorito un idea vaga e approssimativa di Piano lasciando aperte
tutte le questioni più importanti. A partire dall’asse del lungomare, che
dovrebbe essere il biglietto da visita della città con un recupero della vista
della marina che rappresenta la vocazione del viale, proseguendo in direzione
Carrara, nel finale, riconnettendosi al Water front della Partaccia che
dovrebbe fungere da connessione con il futuro porticciolo turistico (che mai
verrà realizzato) di cui non si rinviene traccia nel Piano.
Per continuare con l’aeroporto di Cinquale che gli
elaborati trattano sommariamente non individuando quest’area come strategica
per lo sviluppo dei flussi turistici (nel rispetto dell’ambiente) senza
prevedere un potenziamento dell’attività di Protezione Civile.
Infine, la rete viaria, fondamentale elemento di
connessione per i flussi interni alla città e per coloro che la raggiungono
come turisti, mostra elementi di scarsa integrazione e di palese irrazionalità,
come i mancati collegamenti fra la stazione e il centro cittadino, la zona
della marina e l’ospedale pediatrico, che risultano tutte destinazioni
difficilmente raggiungibili. Questa breve e parziale panoramica di qciò che il
Piano avrebbe dovuto esprimere (e razionalizzare) ci fa intendere che anche i
“motori economici” (che dovrebbero favorire lo sviluppo della città nel
prossimo futuro) non sono stati (ben) identificati dal Piano.
Le misure appena descritte non favoriscono “il
turismo” che necessita di una razionale rete di collegamenti e infrastrutture
che permettano un miglioramento sostanziale dell’offerta turistico alberghiera
tesa a superare il modello della RTA (residenza turistico alberghiera, cha ha
favorito solo speculazioni) e proponga strutture ricettive di qualità che ci
permettano di competere con un offerta che guardi quantomeno al Mediterraneo,
come destinazioni turistiche in concorrenza con la riviera Apuana, per non parlare di “globalizzazione” in senso
stretto.
Nemmeno il motore dell’ “artigianato” sembra essere
uno degli obiettivi del Piano, tutto ciò perché la collocazione dell’ospedale Unico di Costa renderà la zona
non adatta per questioni di viabilità e di contiguità con la zona industriale
che, il Piano, prevede di lasciare inalterata quanto ad estensione e superfici
destinate alle attività produttive (una follia vera e propria!)
Dopo quasi 20 anni per giungere all’adozione di un
Piano Strutturale una questione resta aperta, oltre a dare una risposta alle
aspettative urbanistiche, questo Piano darà una risposta anche alle emergenza
economiche e occupazionali del
territorio? Ahimè, No!
Francesco Sinatti
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