domenica 15 maggio 2011

Operazione “Amen”: le “Jene” nel cimitero di Mirteto

Sono trascorsi un paio d’anni dal “valzer” di arresti fra uomini di fiducia, uomini dell’arma, dipendenti dell’amministrazione e quella che sembrava la solita storia d’incuria legata alla gestione dei servizi cimiteriali si è rivelata, invece, uno scandalo in piena regola con le “Jene” chiamate - ieri, bontà loro - a fare chiarezza su questioni che d’acchito suscitano un istintivo e naturale ribrezzo.

Forte è in città la riprovazione morale e la rabbia per il trattamento riservato ai defunti e i loro corpi che venivano inseriti in una catena di “smontaggio” e incenerimento che permetteva, ai suoi artefici, di lucrare su tutto: dal gas per le cremazioni utilizzato in misura ridotta, per le c.d. cremazioni a freddo, fino al becero e irriguardoso traffico di paramenti funerari (maniglie, crocifissi e bare).

L’inciviltà con cui è stato fatto scempio delle ceneri e di alcune salme, ritrovate ammassate in vere e proprie fosse comuni ricavate nei vialetti del campo santo ed inumate in modo approssimativo, urla vendetta per i 5000 anni di storia dell'umanità (si dice cosi!?) per la quale il culto dei morti, da sempre, misura il grado di  civiltà e rispetto di un popolo per i propri defunti.

A Massa questa elementare regola è stata violata per i traffici più inconfessabili dai profanatori di salme, tutto ciò suscita una sgradevole suggestione che si prova nell’apprendere che cosa succedeva in questi luoghi, anche se, questa, rappresenta solo una “macabra circostanza” di ciò che - puntualmente - accade in queste amministrazioni che continuano a gestire gli appalti realizzando scempi indescrivibili della cosa pubblica oltre che di resti umani.

Le attribuzioni a gara private dei più disparati servizi si sprecano e gli appalti rappresentano la “carne viva” in cui affondare le fauci per accaparrarsi quanti più denari possibili per alimentare le clientele che in città sono diffuse a tutti i livelli e che, di volta in volta, danno origine a inchieste da codice penale; il caso in questione fa particolare scalpore, ma - generalmente - passano (senza troppo clamore) sulle pagine dei giornali che diffondono un informazione edulcorata e senza il crisma dell’inchiesta.

Tutto ciò non è altro che il frutto del “curioso concetto di democrazia” che si respira a Massa, dove - puntualmente - si ripresentano amministrazioni che non hanno alcunché di alterno e differente nella gestione del potere garantendo - al contrario - una perfetta continuità nella gestione della cosa pubblica.
La "pace eterna" non è di questo mondo! Nemmeno al campo santo. 



Francesco Sinatti





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