STOCCAFISSO & AFFARI.
E’ proprio la cronaca che
ci da l’occasione di rivedere intorno ad un tavolo tutti i protagonisti
dell’economia Apuana e del gotha del marmo. Si ritrovano in un noto locale di
Carrara per mangiare un piatto di baccalà e parlare d’affari. Sono tutti
buongustai, non manca nessuno di quelli che contano.
Saracinesche abbassate, il locale è off – limit per l’occasione:
è con queste cene che si sono cambiati gli assetti societari delle più
importanti aziende del lapideo?
Di sicuro i personaggi che ritroviamo non sono casuali.
Coincidenza vuole che attorno al tavolo il primo nome blasonato è quello di
Enrico Bogazzi. Poteva mancare forse il suo commercialista di fiducia? No,
ovviamente è presente anche Giulio Andreani. Quello che però attira
ulteriormente l’attenzione sono i nomi di: Andrea Rossi (detto “il Fiorino”) e
Alberto Franchi, gli stessi a cui Bogazzi ha ceduto le quote di partecipazione
nelle cave di Carrara.
Un rafforzamento della lobby o una provvidenziale uscita di
scena con incasso, prima che accada qualcosa? Chi e cosa ha consigliato
all’armatore di farsi da parte? E gli incendi che hanno costellato l’Area ASI?
Il 2011 per l’ASI è stato un anno “terribile”, anzi diremo un
anno di “fuoco”. Si comincia con l’incendio della SEI (la Società
Elettrotecnica Italiana) in agosto, ovviamente di matrice dolosa. Ricordiamo
però che a luglio, poco distante, va a fuoco Erre Erre (nell’articolo “sprechi
organizzati” avevamo ipotizzato la matrice mafiosa, al contrario di quanto
sosteneva la Procura di Massa), mentre a settembre vanno a fuoco un capannone
di camion in area ASI. Considerando che ASI è strettamente collegata al settore
del marmo non possiamo trascurare le incursioni sospette e i furti alla
Progetto Carrara Spa, inserita nella “strada dei marmi” (la stessa dove
ritroviamo Gaetano Farro vedi http://www.inchiostroscomodo.com/?p=376 ).
MINACCE?
Intimidazioni rivolte ad
ASI e quindi, indirettamente, a Bogazzi che ne è il principale azionista?
Facciamo un passo indietro. Colpo di scena! Bogazzi decide in pieno 2009 di
uscire dal settore del marmo. Non è dato sapere il perché. Sta di fatto che
vende le proprie quote ad Andrea Rossi (“il Fiorino”) e Alberto Franchi. Ma chi
sono? Gli stessi presenti alla cena dello “stoccaffisso”? Già, proprio loro.
Come riportano quotidiani locali:
“È
sull’aspetto economico legato alle due operazioni che hanno ridisegnato gli
assetti del mondo del lapideo (entrambe curate dal tributarista Giulio
Andreani) ma non solo, che si sono concentrati gli articoli di riviste on-line
come Newsfood.com e
TopLegal.it. Ma qual è la cosa che è stata evidenziata dagli esperti di
finanza? Che i prezzi di trasferimento delle azioni entrati in gioco per la
Marmi Carrara e la Vennai sono risultati superiori a quattro volte il volume di
affari delle stesse aziende. Un multiplo assolutamente elevato, considerando
che – come sottolineano gli esperti – normalmente, quando si parla di passaggi
azionari in altre aziende non si arriva neppure a superare di una volta il
volume di affari. Per Marmi Carrara e Vennai si è sborsato invece il quadruplo
del volume di affari prodotto dalle aziende. Le cave vendute a peso d’oro –
Ottanta milioni di euro. Prezzi di trasferimento altissimi. Tutto questo per
comprare le cave (o meglio buona parte) di marmo di Carrara”.
E ancora:
“Enrico
Bogazzi che ha scelto deliberatamente di cedere il proprio pacchetto azionario
a Franchi e Rossi, snobbando le avances di gruppi stranieri che si erano
affacciati sull’uscio del colosso del lapideo nato dalle ceneri della Imeg.
Quell’azienda, per intenderci che controlla quasi tutta la produzione di marmo
che esce dalle cave apuane”.
Quante cose andrebbero dette su Sam – Imeg e le sue origini. In
parte le abbiamo riportate, come la circostanza che il suo amministratore era
cognato di Buscemi (noto Boss di Cosa Nostra).
Cosa Nostra aveva diversi investimenti in zona. All’inizio i
riflettori vengono orientati sulla Sam-Imeg, acquistata dal gruppo Ferruzzi.
Gruppo guidato da Raul Gardini, spregiudicato capitano d’industria suicidatosi
allo scoppiare dello scandalo “mani pulite”. Gardini avrebbe fatto entrare
nella Calcestruzzi (di Ravenna) la mafia. In un secondo momento la Calcestruzzi
porta a termine consistenti affari tra cui l’acquisto de “La Sam” e “Imeg” che
detenevano il 65% delle cave. L’omicidio dell’imprenditore Alessio Gozzani
riporta in primo piano proprio le due società (9 aprile del 91). L’imprenditore
aveva cercato in tutti i modi di ostacolare Girolamo Cimino presidente della
Sam – Imeg, cognato niente meno che del boss di Cosa Nostra Antonino Buscemi.
Non è tuttavia da trascurare un possibile passaggio di testimone
negli affari delle cave fra Cosa Nostra e Camorra, proprio in quel periodo.
Potrebbe rivelarsi utile seguire la pista del clan Nuvoletta alleato con il
famoso boss della Versilia, Carmelo Musumeci, affiliato ai catanesi. Il
litorale ligure – toscano che va da La Spezia a Livorno, era costellato di
alleanze fra le due organizzazioni che sfumavano l’una dentro l’altra. Non deve
sorprendere, quindi, che molti affari precedentemente di Cosa Nostra siano
passati di mano (quasi automaticamente) alla Camorra dopo il 94. In
concomitanza con il fallimento della strategia della tensione di Totò Riina.
Anche le cave rientrano in questi passaggi di consegne sul territorio? Sam –
Imeg che aveva come presidente Girolamo Cimino del clan Buscetta, al famigerato
passaggio di consegne, vede coinvolti uomini affiliati alla Camorra? La Camorra
gestisce indirettamente alcune cave a Carrara? Quali? E i calabresi? Gli
incendi nell’Area Asi sono un segnale di matrice criminosa? Qual è il
messaggio? I Casalesi (sospettiamo tramite il clan Saetta) probabilmente sono
autori di altri incendi contro attività commerciali della zona. E’ in atto un salto
di qualità criminale?