domenica 17 marzo 2024

LA CRISI SANITARIA & IL CORONAVIRUS (17 maggio 2020)

Il mito della sanità italiana (fra le prime al mondo) ha definitivamente mostrato la propria vacua retorica da regime, come Mussolini si dichiarava pronto alla guerra totale con un esercito poco più che risorgimentale (con sagome di carri armati di legno), così la tanto decantata sanità italiana (per la quale stanziamo la cifra iperbolica di 115 mld/anno) ha mostrato in pochi giorni la "tela" di cui è fatta. Manca tutto! Dai presidi sanitari basilari come le mascherine per il personale medico, ai respiratori per la ventilazione dei pazienti, financo i 5000 posti letto di rianimazione sono pochi, paragonati ai 25.000 della Germania e i 20.000 della Francia. Spendere, spendere, spendere! Ma cosa abbiamo fatto fino ad oggi? Dove sono finiti tutti i miliardi di euro stanziati per la sanità nazionale? Il dramma del contagio, le sue statistiche giornaliere, rendono più palpabile e ben più esteso, quello che all'inizio sembrava "poco più che un influenza", e ci danno un idea più chiara del grado di impreparazione nazionale (e continentale) ad un evento epidemico epocale che farà piazza pulita di un modo di vivere e di molte "balle" (nazionali ed EU) su tutti i fronti. EUROPA? IN ORDINE SPARSO Ma peggio dell'Italia, se era possibile, se la passa l'Europa che ha definitivamente sancito il suo più plastico fallimento, con un "avanti tutti in ordine sparso", favorendo il dilagare della pandemia in tutto il continente. L'ultima mazzata all'Unione è arrivata dal fronte della totale mancanza di strategia degli eurocrati di Bruxelles, solo un balbettare confuso e senza senso, nessun protocollo condiviso a ventisette, ma soprattutto nessuna misura di prenvenzione in Francia, Germania e Spagna considerate nazioni appartenenti ad un altro continente in piena epidemia! Una figura di "merda", non trovo parole migliori, per definire il "laissez faire" degno del peggior liberismo che si poteva attuare nella sfera della salute pubblica. Dopo tutte le dimostrazioni di assordante assenza, platealmente culminate a reti unificate nelle parole della neo presidente BCE Lagarde, in piena "crisi finanziaria da pandemia", le istituzioni europee non battono ciglio di fronte alla loro improvvisa "evaporazione" surclassate da un virus. Al rientro dalla quarantena saranno spazzate via definitivamente dalla loro evidente improntitudine? Chi si fiderà ancora di Dombrowski, Lagarde e Von Der Layen, alla fine del contagio morboso che avrà ridotto l'economia continentale ad una ammasso di macerie? A casa mia si direbbe: "ma avete ancora la faccia a C... di parlare? Dopo tutto questo?" UN ITALEXIT INVOLONTARIA L'Italia si attrezzi con strumenti autarchici da "ventennio" perché, mentre i "nostri media" parlavano di risorgente fascismo e "resistenza" (a cosa?), ci siamo "dimenticati" che le mascherine per il virus non si fabbricano e non si trovano sul territorio nazionale! Incredibile a dirsi, i paesi che ce le avevano vendute le hanno bloccate alle frontiere di Schengen, ultimo baluardo dell'unione caduto sotto i colpi del più becero "sovranismo" di matrice europea. Mentre Tv e talk show nazionali ne sciorinano i bollettini e ne suonano la gran cassa, nessun parla di un Europa, cosi concepita, come la peggior dittatura dopo l'avvento di Hitler e Stalin! Sarà forse la pandemia, con i suoi morti, a farci riaprire gli occhi? Chissà .. Oggi, non circolano nemmeno le merci nella "democraticissima" Europa, culla della Storia del mondo, mostrando, in questa circostanza, tutto l'egoismo "leviatanico" in un crescendo d'inaudita ferocia, alla "homo hominis lupus", che nemmeno Hobbes, nelle sue migliori intuizioni, sarebbe riuscito ad immaginare nel ventunesimo secolo, facendo cosi passare la Cina come campione d'eccellenza sanitaria, dopo essere stata l'untore mondiale del virus!

lunedì 11 dicembre 2023

L' ULTIMA CENA

STOCCAFISSO & AFFARI. 

E’ proprio la cronaca che ci da l’occasione di rivedere intorno ad un tavolo tutti i protagonisti dell’economia Apuana e del gotha del marmo. Si ritrovano in un noto locale di Carrara per mangiare un piatto di baccalà e parlare d’affari.  Sono tutti buongustai, non manca nessuno di quelli che contano.

Saracinesche abbassate, il locale è off – limit per l’occasione: è con queste cene che si sono cambiati gli assetti societari delle più importanti aziende del lapideo?

Di sicuro i personaggi che ritroviamo non sono casuali. Coincidenza vuole che attorno al tavolo il primo nome blasonato è quello di Enrico Bogazzi. Poteva mancare forse il suo commercialista di fiducia? No, ovviamente è presente anche Giulio Andreani. Quello che però attira ulteriormente l’attenzione sono i nomi di: Andrea Rossi (detto “il Fiorino”) e Alberto Franchi, gli stessi a cui Bogazzi ha ceduto le quote di partecipazione nelle cave di Carrara.

Un rafforzamento della lobby o una provvidenziale uscita di scena con incasso, prima che accada qualcosa? Chi e cosa ha consigliato all’armatore di farsi da parte? E gli incendi che hanno costellato l’Area ASI?

Il 2011 per l’ASI è stato un anno “terribile”, anzi diremo un anno di “fuoco”. Si comincia con l’incendio della SEI (la Società Elettrotecnica Italiana) in agosto, ovviamente di matrice dolosa. Ricordiamo però che a luglio, poco distante, va a fuoco Erre Erre (nell’articolo “sprechi organizzati” avevamo ipotizzato la matrice mafiosa, al contrario di quanto sosteneva la Procura di Massa), mentre a settembre vanno a fuoco un capannone di camion in area ASI. Considerando che ASI è strettamente collegata al settore del marmo non possiamo trascurare le incursioni sospette e i furti alla Progetto Carrara Spa, inserita nella “strada dei marmi” (la stessa dove ritroviamo Gaetano Farro vedi http://www.inchiostroscomodo.com/?p=376  ).

MINACCE?  

Intimidazioni rivolte ad ASI e quindi, indirettamente, a Bogazzi che ne è il principale azionista? Facciamo un passo indietro. Colpo di scena! Bogazzi decide in pieno 2009 di uscire dal settore del marmo. Non è dato sapere il perché. Sta di fatto che vende le proprie quote ad Andrea Rossi (“il Fiorino”) e Alberto Franchi. Ma chi sono? Gli stessi presenti alla cena dello “stoccaffisso”? Già, proprio loro.

Come riportano quotidiani locali:

“È sull’aspetto economico legato alle due operazioni che hanno ridisegnato gli assetti del mondo del lapideo (entrambe curate dal tributarista Giulio Andreani) ma non solo, che si sono concentrati gli articoli di riviste on-line come Newsfood.com e TopLegal.it. Ma qual è la cosa che è stata evidenziata dagli esperti di finanza? Che i prezzi di trasferimento delle azioni entrati in gioco per la Marmi Carrara e la Vennai sono risultati superiori a quattro volte il volume di affari delle stesse aziende. Un multiplo assolutamente elevato, considerando che – come sottolineano gli esperti – normalmente, quando si parla di passaggi azionari in altre aziende non si arriva neppure a superare di una volta il volume di affari. Per Marmi Carrara e Vennai si è sborsato invece il quadruplo del volume di affari prodotto dalle aziende. Le cave vendute a peso d’oro – Ottanta milioni di euro. Prezzi di trasferimento altissimi. Tutto questo per comprare le cave (o meglio buona parte) di marmo di Carrara”.

E ancora:

“Enrico Bogazzi che ha scelto deliberatamente di cedere il proprio pacchetto azionario a Franchi e Rossi, snobbando le avances di gruppi stranieri che si erano affacciati sull’uscio del colosso del lapideo nato dalle ceneri della Imeg. Quell’azienda, per intenderci che controlla quasi tutta la produzione di marmo che esce dalle cave apuane”.

Quante cose andrebbero dette su Sam – Imeg e le sue origini. In parte le abbiamo riportate, come la circostanza che il suo amministratore era cognato di Buscemi (noto Boss di Cosa Nostra).

Cosa Nostra aveva diversi investimenti in zona. All’inizio i riflettori vengono orientati sulla Sam-Imeg, acquistata dal gruppo Ferruzzi. Gruppo guidato da Raul Gardini, spregiudicato capitano d’industria suicidatosi allo scoppiare dello scandalo “mani pulite”. Gardini avrebbe fatto entrare nella Calcestruzzi (di Ravenna) la mafia. In un secondo momento la Calcestruzzi porta a termine consistenti affari tra cui l’acquisto de “La Sam” e “Imeg” che detenevano il 65% delle cave. L’omicidio dell’imprenditore Alessio Gozzani riporta in primo piano proprio le due società (9 aprile del 91). L’imprenditore aveva cercato in tutti i modi di ostacolare Girolamo Cimino presidente della Sam – Imeg, cognato niente meno che del boss di Cosa Nostra Antonino Buscemi.

Non è tuttavia da trascurare un possibile passaggio di testimone negli affari delle cave fra Cosa Nostra e Camorra, proprio in quel periodo. Potrebbe rivelarsi utile seguire la pista del clan Nuvoletta alleato con il famoso boss della Versilia, Carmelo Musumeci, affiliato ai catanesi. Il litorale ligure – toscano che va da La Spezia a Livorno, era costellato di alleanze fra le due organizzazioni che sfumavano l’una dentro l’altra. Non deve sorprendere, quindi, che molti affari precedentemente di Cosa Nostra siano passati di mano (quasi automaticamente) alla Camorra dopo il 94. In concomitanza con il fallimento della strategia della tensione di Totò Riina. Anche le cave rientrano in questi passaggi di consegne sul territorio? Sam – Imeg che aveva come presidente Girolamo Cimino del clan Buscetta, al famigerato passaggio di consegne, vede coinvolti uomini affiliati alla Camorra? La Camorra gestisce indirettamente alcune cave a Carrara? Quali? E i calabresi? Gli incendi nell’Area Asi sono un segnale di matrice criminosa? Qual è il messaggio? I Casalesi (sospettiamo tramite il clan Saetta) probabilmente sono autori di altri incendi contro attività commerciali della zona. E’ in atto un salto di qualità criminale?

sabato 30 settembre 2023

Napolitano, “my favourite communist”

In morte di un presidente e dell’orgoglio nazionale 



Seconda guerra, dopo guerra, prima e seconda Repubblica 


“Il migliorista”, ministro degli Esteri del “governo ombra” del PCI, è deputato dal 1953 fino al 1996 ed eurodeputato dal 1989 al 1992, prima di essere nominato senatore a vita da Azeglio Ciampi, tra il 1938 e il 1942 entra a far parte del GUF (Gruppo universitario fascista)di Napoli.


Nel 1944 entra in contatto con il gruppo di comunisti napoletani che preparano l’arrivo a Napoli di Palmiro Togliatti, l’anno dopo, 1945, aderisce al PCI, con un “tempismo” invidiabile, e viene eletto deputato nel 1953 (salvo breve parentesi della IV legislatura) è rieletto fino al 1996.


Giorgio Napolitano, può esser definito un “uomo d’apparato”, nel PCI, ricoprendo un po’ tutte le cariche interne al partito, distinguendosi nelle relazioni internazionali con gli altri partner del Russia sovietica, intrattiene rapporti con i capi di stato al di là della “cortina di ferro”, favorevole alla repressione della rivolta ungherese (1956) da parte delle truppe russe, avrà modo di “ricredersi” aprendo al dialogo con le social democrazie europee. 


A partire dal 1970, nella doppia veste, di conferenziere presso le principali università americane, e uomo del dialogo con la Ostpolitik di Willy Brandt, pur permanendo “fedele alla linea” d’intransigenza e nella ferma condanna ad Alexander Solzenycin che, in quegli anni, “da dissidente” nel regime, si dichiarava deluso dal “socialismo reale”.  


Non gli fa difetto una certa “doppiezza”, venata di “italico trasformismo”, dal momento che si trova sempre “dalla parte giusta, al momento giusto”, sarà un caso, ma la carriera politica del due volte presidente emerito, sembra avere proprio una “cifra” in questa attitudine, che dire…”doppia”.


Il confronto con Berlinguer e la “convergenza con il partito socialista”


Napolitano, l’uomo giusto al posto giusto. “L’americano”, dentro al PCI,negli anni della “guerra fredda”, sarà esponente dell’opposizione interna alla corrente Berlinguer, auspicando la convergenza con le socialdemocrazie europee, punto d’approdo della “linea riformista” del partito, piuttosto che la linea dell’arroccamento sulla “lotta di classe”, che distingueva, più chiaramente, il PCI nazionale dai “fratellastri” socialisti.


“…Nel 1985 affermava che il riformismo europeo è «il punto di approdo del PCI». Dal 1986 dirige nel partito la commissione per la politica estera e le relazioni internazionali. In quegli anni all'interno del partito prevale, in politica estera, la linea di Napolitano di "piena e leale" solidarietà agli Stati Uniti d'America e alla NATOHenry Kissinger dichiarò in seguito come Napolitano fosse il suo comunista preferito («my favourite communist»)…” (fonte Wikipedia)



Una questione di “sovranismo nazionale”


Lo stridente “my favourite comunist” di Kissinger e l’allineamento con la NATO, sottolineano quanto fosse poco sovranista e patriottica, la visione internazionale di Napolitano, che si adeguava allo status politico dell’Italia come “protettorato” USA! Com’era possibile che un “comunista”, seppur “riformista” sostenesse una linea che nemmeno Moro, presidente del consiglio DC aveva accettato, con l’apertura ai comunisti al governo del paese (le convergenze parallele, tra 1974 e il 1978)? 


Questa posizione di politica interna aveva “sensibilissimi” riverberi, soprattutto in politica estera, visto che l’Italia era campo di battaglia, della guerra fredda, nazione strategica e prima linea per entrambe i blocchi (USA e URSS). Potevano “dimenticarsi” di quanto contasse, prevalere in Italia, per mantenere equilibri geo strategico fra Balcani, Europa e mediterraneo?


Le “convergenze parallele”, stigmatizzate da Kissinger nel 1974, durante la visita della delegazione italiana al segretario di stato USA, saranno l’epicentro di un “colpo di stato bianco”, coperto dal sequestro di Moro (e dalla strage della scorta) nell’agguato di via Fani, fra le sedicenti BR, c’erano uomini della Stasi (servizi della Germania est, paese sotto regime sovietico) di cui certo il KGB era informato. Del resto, non era la prima volta che si verificava un evento “altamente” traumatico per la giovane “democrazia” italica.


l’Italia è, da sempre, sottoposta alle trame delle massonerie europee, oltre che nazione a sovranità limitata da USA (e compagnia), dunque gli “ostacoli politici”, in Italia, si “rimuovono” con circostanze accidentali e/o violente che, da dall’unità ad oggi, caratterizzano un paese che non può rivendicare la propria autonomia e autodeterminazione, senza che qualche omicidio, strage, sequestro, missile o “bomba”, come nel caso Mattei (presidente Eni, deceduto in un “incidente” aereo 1962), stronchi sin dall’inizio qualsiasi tentativo di uscire dalla sfera d’influenza franco-anglo americana. Ecco servita la ricetta della repubblica delle banane!



Craxi: “l’Achille Lauro” e l’ultimo rigurgito di sovranista del “Made in Italy” 


La quarta economia manifatturiera al mondo ha dispiegato le vele, il bel paese va a tutto vapore dopo una lunga stagione di schock (endogeni ed esogeni), il “Made in Italy”, “l’Italia da bere”, “i mondiali di calcio 1982”, un socialismo con forti venature nazional patriottiche, hanno preso in mano il paese.


Bettino Craxi è il novello “uomo solo al comando”, presidente del consiglio di un paese a democrazia parlamentare, tanto sud americana, quanto “stracciona”, ha appena vinto i mondiali di calcio dell’1982, in Spagna (dal 1938, solo un secondo posto a Città del Messico Italia - Germania 4-3). Il paese è tutto in piazza, un euforia pazzesca, come non se ne vedrá più in questo paese, parevano “tutti” toccare il cielo con un dito. La “liretta” svalutata ci assiste nell’export, l’Italia sembra avvolta da un nuovo “boom” economico che non si respirava d’agli anni sessanta. Durerà? Poco…come sempre!


Novembre 1985, nel mediterraneo c’è una nave da crociera con i passeggeri che si godono la traversata del mediterraneo, fra l’Italia e l’Egitto, l’Achille Lauro (non il cantante, ma l’impresario navale napoletano). A bordo, un commando palestinese clandestino, che a scelto la nave a scopo dimostrativo, i terroristi sequestrano la nave, con i passeggeri a bordo, rivendicando le posizioni dell’auto determinato stato palestinese, fra loro sceglieranno Leo Klinghoffer, un ebreo americano in seggiola a rotelle.


Lo “giustizieranno” buttandolo dal ponte a mare, ma la faccenda diverrà pubblica mentre il commando terrorista, Arafat e Abu Abbas, (che hanno contribuito alla soluzione diplomatica), stanno già volando alla volta di Cipro. A quel punto, due intercettori americani si alzano in volo, affiancando il 737, costretto ad atterrare nella base Nato di Sigonella. Il velivolo, appena tocca terra, viene circondato dai Marines, che rivendicano l’estradizione del commando palestinese. Siamo in territorio italiano, nessuno può impedirci di esercitare la nostra sovranità, incredibile a dirsi! 


Mai visto! Marines, circondati dai VAM e dai carabinieri, presenti nella base, a cui si aggiunge un altro contingente di carabinieri fatti arrivare, nella circostanza, da Catania, agli ordini del generale Bisognero. Che sta succedendo? 



Da “mani pulite” ad Hamamet, passando per il finanziamento di Mosca al PCI 


Il presidente del consiglio Craxi è deciso a far rispettare il diritto internazionale, nonostante gli americani rivendichino l’estradizione per il leader Abu Abbas, dovranno cedere all’intransigenza italiana. 

Chissà quali misteriosi accordi intercorrevano fra “Noi”, OLP, Arafat e i palestinesi (Lodo Moro), ma tant’è, l’Italia, forse per la prima, e sicuramente ultima volta, uscirà a testa alta da un braccio di ferro con gli USA!

La questione si chiuse, in seguito, con il rientro del dirigente palestinese, condannato poi in contumacia in Italia, all’ergastolo, ed una “crisi” di governo rientrata rapidamente.


Dieci anni dopo, nel 92, Craxi verrà, poi, coinvolto nello scandalo meglio conosciuto come “mani pulite”, il solito “colpo di stato bianco”, si salvano solo i comunisti, il cui tesoriere è Primo Greganti. Il signor “G”, non parla, tiene fuori la nomenklatura del partito, seppur ampiamente coinvolta, proprio nella figura di Giorgio Napolitano, del resto, come “non poteva non sapere”, visti i rapporti che intratteneva con i sovietici e i finanziamenti che da Mosca pervenivano al partito?


Altro scandalo a orologeria, colpo di mano dei “soliti noti” (americani) che spazzano via la classe politica della prima repubblica, insieme al leader più rappresentativo: Craxi, esule in Tunisia, dalle monetine del Raphael alla fuga ad Hamamet, perseguitato in patria dalla solita “macelleria messicana” che, guarda caso, tocca regolarmente tutti i leader italiani che (nel novecento) prenderanno in mano il paese. Ricorrenza sospetta, quanto venata di cialtroneria tutta italica.


Mentre proprio quell’anno, 1992, Napolitano, veniva nominato presidente della Camera dei deputati, accadde un fatto, anch’esso, tanto eclatante quanto grave:


Il 2 febbraio 1993 all'ingresso posteriore di palazzo Montecitorio si presentò un ufficiale della Guardia di Finanza con un ordine di esibizione di atti: esso si riferiva agli originali dei bilanci dei partiti politici (peraltro pubblicati anche in Gazzetta Ufficiale) utili al magistrato procedente, Gherardo Colombo della Procura di Milano, per verificare se talune contribuzioni a politici inquisiti fossero state dichiarate a bilancio, secondo le prescrizioni della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Il Segretario generale della Camera, su istruzioni del presidente, oppose all'ufficiale l'immunità di sede, cioè la garanzia delle Camere per cui la forza pubblica non vi può accedere se non su autorizzazione del loro presidente. Nei giorni successivi tutti i partiti politici e tutti i principali organi di stampa sostennero la scelta del presidente Napolitano.


Cioè a dire, gli inquirenti non poterono verificare la correttezza dei bilanci dei partiti, il presidente della Camera opponeva “le guarentige dell’immunità” di sede, per evitare di appurare ciò che già si sapeva da decenni, il finanziamento dei partiti era largamente illecito. Il Re è nudo”! Sarà proprio “Re Giorgio” a negare l’accesso agli atti, cioè ai bilanci originali dei partiti. Una figura pessima per la trasparenza del Palazzo, oltremodo, sostenuta da tutti gli organi di stampa e dai partiti politici, in pieno conflitto d’interessi.


Ovviamente, Craxi al processo “Cusani” non fece mistero delle sua opinione in merito al Napolitano, ministro degli Esteri del PCI:


…aveva rapporti con tutta la nomenklatura comunista dell'Est a partire da quella sovietica, non si fosse mai accorto del grande traffico che avveniva sotto di lui, tra i vari rappresentanti e amministratori del PCI e i paesi dell'Est? Non se n'è mai accorto?»;[17] secondo la sentenza sulle tangenti per la metropolitana di Milano, Luigi Majno Carnevale si occupava di ritirare la quota spettante al partito comunista e di girarle, in particolare, alla cosiddetta "corrente migliorista" che «a livello nazionale […] fa capo a Giorgio Napolitano…” 


I media, oggi, si stracciano  le vesti al capezzale del presidente Giorgio Napolitano, hanno forse un vuoto di memoria dettato dal “politically correct”? Cosa è successo? Nessuno si ricorda di queste “storie”? O tutti i morti sono già “santi” e se ne può parlare, solo parlandone “bene”?


La fine del secolo, per il senatore a vita, è una susseguirsi di “gaffe” istituzionali, dalle critiche per la costituzione dei centri d’accoglienza, costituiti con la legge Turco - Napolitano, seguite dalle accuse di scarsa sorveglianza a Gelli, fuggito all’estero. Sequenza di fatti e misfatti allucinante, si commenta da sola, stendiamo un pietoso velo.



Gli anni della presidenza, 2011, complotto per la destituzione del “CAV.” (Berlusconi quater)


Il 10 maggio del 2006, alla quarta votazione viene eletto undicesimo presidente della Repubblica italiana, con 543 su 990 votanti. L’attività di Napolitano come presidente si distingue, sin dai primi atti, con la discussa concessione della “grazia” a Ovidio Bompressi, coinvolto e condannato per l’omicidio Calabresi, proseguendo, poi, senza troppi “scossoni” istituzionali fino al 2011, anno “fatidico” per la sovranità italiana.


La sovranità dell’Italia, se mai sia esistita, è al capolinea “ce lo dice l’Europa” nel 2011, i capi di stato di Francia, Inghilterra e il segretario di Stato USA, Hillary Clinton, fanno “saltare” l’ultimo governo legittimato dal voto popolare, il governo Berlusconi IV, con l’aiuto della “manina presidenziale” di Giorgio Napolitano. 


Ancora lui? Si, ancora lui! Aveva del resto già sondato la disponibilità di Mario Monti (oddio! Che trauma..) alla successione del Cavaliere “mascarato”. Non poteva certo mancare la “quinta colonna” dell’anti Stato nello Stato, rappresentata dal vertice della presidenza della Repubblica, coinvolto nella caduta dell’esecutivo Berlusconiano. Un infamia! Come gli arresti di Mussolini, all’indomani del voto al gran Consiglio del Fascismo, comandati dal Re in persona. 


Le consultazioni (preventive) ad un cambio d’esecutivo erano state avviate da tempo, i colloqui con Carlo De Benedetti (Bono quello…) e Romano Prodi, tra la primavera estate del 2011, profilano già il prossimo candidato a Palazzo Chigi, basterebbero questi informali contatti per delegittimare l’esecutivo, ma la manovra di palazzo continua, anche in Europa, e Napolitano, con:


“…con uno degli ultimi atti formali …la presidenza della repubblica, nega  al premier l'uso del decreto per l'approvazione della manovra economica che dove tranquillizzare l'Ue: questo manderà Berlusconi - nei fatti - completamente disarmato al G20 di Cannes del 3 novembre, ultima sua uscita internazionale da presidente del Consiglio. L'autorevolezza dell'esecutivo è ormai lesa. A mettere il timbro sulla morte del governo uscito trionfatore alle elezioni di tre anni e mezzo prima ci saranno due successivi atti istituzionali. Il primo è l'approvazione alla Camera del Rendiconto generale dello Stato con appena 308 voti a favore, numero inferiore di otto unità rispetto alla maggioranza assoluta di 316: il governo non esiste più. La pietra tombale la depositerà Napolitano l'11 novembre, con la nomina a senatore a vita di Mario Monti..” (Il Giornale, “Napolitano e quel novembre 2011….”, Lorenzo Grossi)


Complici, Merkel e Sarkozy “sorridono maliziosamente ”, nelle foto di rito, alle spalle di un premier già delegittimato, al summit del 3 novembre del 2011! Una vera e propria “combine” fra vertici Europei e la presidenza della repubblica, degna di un romanzo di “cappa e spada”, che priverà gli elettori italiani di quel residuo di “sovranità” che dovrebbe appartenere ad ogni paese democratico. “Ca va san dire”, subito dopo il vertice, lo spread Bund - Btp schizzerà su vette mai toccate prima, 5,45%, siamo “con le spalle al muro”! “Fate presto”, titolerà il Sole 24 ore del 7 novembre 2011, una supplica ai vertici del complotto.


Voilà, il solito giochetto delle tre carte, l’ennesimo golpe bianco dall’inizio della storia “democratica” del paese è servito, non ci resta che ammettere che la “sovranità”, in Italia, non è mai appartenuta al popolo, nemmeno per un secondo, da dopo il referendum Repubblica - Monarchia  (1946).


L’orrida sequenza di nefandezze, prodotte dalle “presunte istituzioni” del paese, è in perfetto allineamento con il meglio della commedia all’Italiana. Un presidente della Repubblica, interpretato dal “Marchese del Grillo”, impersonato da Sordi al top della sua ecumenica romanità, direbbe: 


“Io so io, e voi chi cazzo siete…? Andatevelo a pijá ender culo, Ahó!”. 


Sarebbe un finale perfetto direi, ma magari finisse qui! No, c’è di peggio …..


Napolitano, la trattativa Stato - Mafia


Ma che ca…. bisogna fare in questo paese, per essere considerati un traditore della patria, per essere  degni del reato di alto tradimento, di complotto contro il potere sovrano del popolo? “Nemici” dello  Stato? Ditemelo, perché non ci sto a capire più nulla! Presidente emerito, ma anche intercettato al telefono con l’allora ministro degli interni Nicola Mancino, indagato sulla “trattativa Stato - Mafia”:


“….al tempo indagato dai magistrati della procura di Palermo per falsa testimonianza dopo la sua deposizione al processo per la mancata cattura di Bernardo Provenzano a Mezzojuso nel 1995 (Mancino è stato poi assolto nell'ambito del processo Trattativa, ndr). 

(Antimafia, “Muore Napolitano il “comunista” della trattativa Stato - Mafia”, Aron Pettinari Luca Grossi, 22 settembre 2023)


L’argomento del contendere sono le bobine delle intercettazioni telefoniche in mano alla Procura di Palermo, nastri incisi dalla Dia (direzione distrettuale antimafia), oggetto d’indagine del tutto “casuale” e non ritenute rilevanti al fine del procedimento, come tali non utilizzabili. Nonostante ciò la presidenza della repubblica, volle che fossero distrutte, udite…udite! Incredibile a dirsi, cosa c’era da nascondere al punto da non poterle ascoltare? Forse non lo sapremo mai..


Il gesto però, è di una tale gravità e drammaticità, che allunga ombre di “legittimatissimo” sospetto su ciò che si dissero le due istituzioni più rappresentative della “legalità” (perché esiste in Italia sta “cosa”?) a proposito della trattativa Stato - Mafia! Perché il “presidente demerito” cerca di sfuggire al confronto con i magistrati p.m. V. Teresi e N. Di Matteo? Che poi lo interrogheranno presso il Quirinale? Tentativo effettuato, e riuscito, del resto, nel processo Borsellino quater, chiedendo ed ottenendo di non deporre. 


Perché? La massima carica dello Stato, giunta sin li, dopo una lunghissima carriera politica, eletto dal parlamento in seduta plenaria con 543 voti (su 990) è ritenuto “degno” di ricoprire il delicatissimo incarico di presidente della “smandrappata” Repubblica “italiota”? Non c’erano forse già TUTTI gli elementi per non ritenerlo “adatto” (o forse, proprio per quello molto adatto) all’incarico che avrebbe dovuto ricoprire? Non vie erano già tutte le evidenze? Nessuno si accorse che cosa era successo fino ad allora, compresi i 543 parlamentari che lo indicarono come presidente? 


A questo punto, “Omertà”, come articolo primo di un astratta costituzione nazionale, (non scritta) reciterebbe: 


“…L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sull’omertà. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della trattativa fra Stato e Mafia” 


Sentite come suona meglio, più aderente alla realtà del paese, che non il vecchio art 1 della costituzione repubblicana, fa molto più “narco stato”, molto più repubblica sud americana “o piombo, o plata”. Vi sentite più tranquilli, adesso che avete letto questo articolo, oppure vorreste vivere in un altro paese?










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